Come purtroppo si temeva, il Consiglio regionale del Piemonte ha imposto il divieto di caccia a 12 specie acquatiche (fischione, canapiglia, mestolone, codone, marzaiola, folaga, porciglione, frullino, pavoncella, moretta, moriglione, combattente), in contrasto con la legislazione quadro sull'attività venatoria, che non stabilisce particolari accorgimenti per queste specie. Il tutto è avvenuto durante la seduta di martedì 20 dicembre con voto favorevole di 33 consiglieri e 4 contrari (Forza Italia e Lega), che ha sancito l'approvazione del disegno di legge n. 219.
Con l’abrogazione della legge regionale 70/1996 sulla caccia, dal 2012 alcune specie tutelate in Piemonte erano state reinserite nel calendario venatorio della Regione. Il voto di ieri, secondo l'assessore Ferrero, interviene “sanando un’anomalia”. Azzardato commento, viene da aggiungere, visto che è proprio il Piemonte un'anomalia, dato che nessun'altra regione italiana ha imposto simili divieti e che di certo la legge 157/92 non lo richiede, come hanno evidenziato diversi pronunciamenti del Tar.
Non solo anatidi e rallidi, il divieto è stato imposto anche per il merlo, finito d'emblée nell'elenco delle specie protette grazie ad un emendamento dell'opposizione. Respinto un altro emendamento del M5S che aveva richiesto l'inserimento nei divieti di altre due specie.
Durante il dibattito sono intervenuti i consiglieri del Partito Democratico Paolo Allemano, Vittorio Barazzotto, Andrea Appiano, Nadia Conticelli, Giovanni Corgnati: “Durante la discussione in Commissione, per rispetto dell’opposizione, non abbiamo fatto forzature e abbiamo richiamato la legge in aula. Speriamo di cominciare quanto prima la discussione sulla legge organica. L’assessore ha fatto bene a portare in aula il provvedimento anche solo per salvare poche unità da qui a gennaio, oggi siamo al picco più alto di specie cacciabili nella nostra regione”.
Per Gianluca Vignale e Diego Sozzani (Forza Italia) “ci muoviamo in una legislazione dello Stato, che definisce quali sono le specie interessate dall’attività venatoria. Secondo l’Ispra la caccia nella nostra regione è addirittura diminuita. Il provvedimento può avere un effetto per una decina di giorni, è una legge ideologica. Avevamo un impegno che era quello di discutere le tre proposte di legge che giacciono in Commissione, siete invece l’unica amministrazione anticaccia di tutta Italia”.
“Abbiamo presentato due emendamenti di merito – ha spiegato Giorgio Bertola del Movimento 5 Stelle – questo provvedimento per noi è parziale, non è neanche un viatico per il percorso più ampio sulla legge. Ci sono tre testi in commissione su cui dovremo lavorare quanto prima per regolamentare in maniera organica la materia”.
Il capogruppo Sel Marco Grimaldi, che con Bertola ha presentato un emendamento che ha inserito il merlo tra le specie protette, ha richiamato l’attenzione sui ritardi “avremmo potuto avere una legge sulla caccia dal 1 agosto, e non è successo. Per cui bene che si faccia questa modifica. Dopo 20 anni in Piemonte si è tornati a cacciare le anatre. Con questo provvedimento poniamo un punto oggi e non rimandiamo tutto a gennaio. È vero che ci sono sempre cose più importanti, dovevamo approvare questa legge a luglio e abbiamo sbagliato ad accettare i ricatti”.
In conclusione per Alfredo Monaco di Rete Civica “è surreale tutta la pantomima messa in atto dal centrodestra. L’assessore infatti ha semplicemente fatto una legge normale dichiarando il divieto di caccia per alcune specie che sono già in sofferenza numerica a causa dell’antropizzazione o dell’esubero di altre specie”.