Venerdì scorso presso la sede di Regione Lombardia l'assessore alla caccia Gianni Fava ha organizzato un incontro tra i rappresentanti delle Associazioni venatorie bresciane e i rappresentanti istituzionali, sempre bresciani, del Movimento 5 Stelle. Quest'incontro è stato richiesto in modo formale dai consiglieri regionali grillini al fine di approfondire il tema del bracconaggio nella nostra provincia, a loro dire fuori controllo.
Gli stessi consiglieri, primo firmatario il bresciano Gianpietro Maccabiani di Montichiari, avevano presentato una mozione urgente in Consiglio immediatamente dopo l'episodio di abbattimento illegale di un esemplare di Ibis eremita nel comune di Darfo chiedendo alla Regione di chiudere la caccia in Valle Sabbia, Valle Trompia ed ovviamente in Valle Camonica. Fortunatamente la richiesta non ha avuto seguito anche perché priva, non solo secondo noi ma anche per la Regione, di fondamenti legali ma l'esigenza di un incontro con la maggiore forza di opposizione era rimasta e quindi l'assessore Fava ha correttamente promosso l'incontro. Le associazioni non erano tutte presenti e per Federcaccia era ovviamente presente il presidente Marco Bruni.
Il Movimento 5Stelle era rappresentato dal consigliere Gianpietro Maccabiani e dai parlamentari Tatiana Basilio, Ferdinando Alberti e Claudio Cominardi. Maccabiani ha elencato una serie di dati, un centinaio di verbali contestati dai forestali del Noa nel solo mese di ottobre e il risultato di una giornata a fianco sempre dei Noa in Valcamonica che a dir loro fa emergere l'immagine di un alto tasso di illegalità nei comportamenti dei cacciatori bresciani. Maccabiani ha chiesto cosa fanno le Associazioni venatorie per contrastare il bracconaggio e se sarebbero disposte a collaborare con le istituzioni per individuare ed emarginare coloro che compiono atti illegali durante l'attività venatoria.
Il presidente Bruni ha affermato che innanzitutto Federcaccia ha eliminato ogni forma di tutela legale per coloro che utilizzano mezzi vietati, e parliamo quindi reti trappole e richiami elettromeccanici. Inoltre promuoviamo corsi di formazione per i federcacciatori e iniziative nelle scuole di ogni ordine e grado per la promozione della cultura venatoria. I reati di abbattimento di specie vietate sono una percentuale minima di quelli elevati ai nostri soci e sono spesso un retaggio delle tipiche cacce tradizionali bresciane alla piccola migratoria. E' solo con l'evoluzione culturale che può portare ad una diminuzione dell'illegalità; allo stesso tempo però è fondamentale che si riescano a recuperare forme di caccia tradizionali oggi confinate nell'illegalità.
La strada da percorrere è lunga e la volontà di dialogo non l'abbiamo negata. L'onestà intellettuale nel confronto deve essere però reciproca e l'argomento non è "caccia si o caccia no" ma quale caccia per il futuro. (Fidc Brescia)