Dopo la sentenza d’improcedibilità emessa dal Tar del Friuli sul ricorso della Lac, l'associazione anticaccia presenta, insieme alla Lav, un nuovo ricorso contro il Piano faunistico venatorio, reo, per gli animalisti, di non essere stato adeguato alle indicazione Ispra.
“Il piano – affermano dalla Lac – è fortemente sbilanciato in favore di caccia e cacciatori, consente la caccia al capriolo e al cervo con segugi (mentre l’Ispra ritiene tale pratica da abbandonare per la gravità delle sue conseguenze e per la sua criticità), non pianifica la caccia agli ungulati (cervidi) in base alla reale consistenza dei capi e alle prescrizioni, ma ogni cinque anni consentendo di cacciare senza un minimo controllo sull’adeguatezza delle uccisioni, con gravi danni alla fauna e all’ambiente”. Inoltre “perrmette l’immissione di selvaggina “pronta caccia”, non prevede zone di protezione lungo le rotte migratorie, consente invece l’utilizzo del piombo in parecchie zone umide (salvo alcuni siti di Natura 2000) nonostante la legge nazionale ne detti l’obbligo di eliminazione”.
Le associazioni ambientaliste chiedono l’istituzione di un tavolo tecnico per la revisione piano faunistico venatorio. “Nuovo – a sentir loro – ma già vecchio. Speriamo questo appello induca una presa di coscienza della classe dirigente regionale – rilancia Massimo Vitturi, responsabile dell’area animali selvatici della Lav –. La Regione deve farsi portatrice del pubblico interesse per una gestione faunistica rispettosa delle leggi nazionali e comunitarie e dei pareri degli Istituti preposti alla tutela ambientale”. (MessaggeroVeneto)