Cannibali, ovvero retrogradi, sottosviluppati culturalmente. Questo intendeva probabilmente la senatrice Monica Cirinn�(PD) chiamando cannibali tutti coloro che a Natale mangeranno pasti a base di carne, paragonando il nutrirsi di carne animale all'abominio del cannibalismo. Dichiarazioni shock di cui la senatrice va fiera. “Chi a Natale mangia pesce e carne fa i conti con la propria coscienza, io dico che sono dei cannibali, e non è detto che sia un’offesa”, ha detto. “Perché bisogna festeggiare il giorno più bello della natività con qualcuno che è morto? Ad esempio, per chi mangia l’abbacchio: in realtà l’agnello non è altro che il bambino della pecora…”. Bambino, sì, ha proprio detto così.
Cirinnà per completare il quadro ha tenuto a raccontare un aneddoto altrettanto imbarazzante. “Avevo 36 topolini, ma poi li ho liberati tutti, qui a Roma, in centro, in un posto che non confesserò mai: dove non ci sono né macchine né gatti”. Si parla di anni fa, ed ora “si saranno centuplicati!”. Visto il degrado di Roma e la situazione al limite dell'allarme sanitario riguardante proprio i topi, non si capisce una simile dichiarazione che scopo abbia, se non quello di provocare sgomento. Cirinnà si giustifica così: “Io l’ho fatto per salvare 36 vite, e quindi credo di aver fatto bene”. Forse i romani non la pensano allo stesso modo”. Anche questo, purtroppo, è il genere di parlamentari che ci rappresenta.