Sulla questione della revoca per 6 capanni da caccia acquatici sul lago d'Iseo, interviene Federcaccia Bergamo, a sostegno della causa "dei nostri vicini bresciani, i capannisti delle Torbiere, la riserva sul lago d’Iseo a Clusane, vicino al confine bergamasco" si legge nella nota della Fidc Bergamasca. La revoca si deve alla presenza, a poche centinaia di metri, della riserva naturale delle Torbiere del Sebino, ma la questione si trascina da qualche annata.
"Nel 2014 fu già sospesa l’attività dei capanni, attualmente 6, con la VINCA (Valutazione d’incidenza ambientale) rilasciata dal gestore del Parco, positiva per la caccia, in pieno rispetto della direttiva europea e valida per 10 anni. Nella primavera del 2016 - spiega Fidc - le Torbiere, su impulso della Regione Lombardia, hanno rifatto la VINCA, cosa non prevista dalla legge: la Riserva ha ordinato all’UTR di revocare le autorizzazioni e pertanto ai primi di novembre l’UTR ha comunicato l’avvio dei procedimenti di revoca, con sospensione immediata della caccia; l’11 novembre è stato notificato il ricorso e l’udienza cautelare è stata fissata a metà dicembre. Nei giorni precedenti l’udienza, l’UTR è passato alle revoche senza attendere la pronuncia del TAR sull’eventuale sospensione della VINCA: dovendo procedere ad impugnare anche i provvedimenti di revoca, non è stata decisa la fase cautelare e tutta la materia verrà decisa a maggio, quando si concluderà il ricorso al Tar, senza dimenticare che la Lac chiede la chiusura anche dei capanni di terra, per i quali dovrà essere reso un nuovo parere di incidenza per il rinnovo delle autorizzazioni, in scadenza quest’anno".
Federcaccia si sta difendendo e si difenderà nelle sedi opportune contestando i metodi utilizzati dalla Lac per arrivare a questo risultato. I cacciatori capannisti bresciani sono rappresentati dal Presidente Fidc, l’avvocato Lorenzo Bertacchi, scelto dalla Federcaccia di Brescia, sintomo di unione d’intenti tra le Federcaccia della Lombardia, che commenta così il comportamento degli anticaccia. “Dalle carte depositate dalla Regione al TAR, sono emerse pressioni della Lac sia sulla direzione generale ambiente che sulla riserva naturale, sfociate nell’adozione dei provvedimenti con palesi forzature procedurali e giuridiche. Qualora il TAR riconoscesse l’illegittimità degli atti ci potranno essere anche risvolti in sede penale”.