Riceviamo e pubblichiamo:
Come era ampiamente prevedibile, dopo il comunicato di mezza stagione, diramato verso la fine di novembre dello scorso anno da due parlamentari Radicali, è stata rilanciata, la cinica e meschina chiassata sulle vittime delle doppiette. Stavolta, a diffondere dati e numeri “impressionanti” ci ha pensato un’associazione che nel solito elenco delle vittime, già gonfiato e pieno di errori, ha pensato bene di aggiungere 40 decessi avvenuti fra “la gente comune” e originati da un’arma da caccia, anche se usata per commettere omicidi e suicidi.
A dire il vero, dopo le documentate inchieste diffuse dal CNCN negli anni passati, molti quotidiani hanno evitato di riportare i dati farneticanti diramati dalle solite ben note associazioni anticaccia; tuttavia ci sono ancora organi di stampa che non guardano troppo per il sottile e si limitano, in maniera assolutamente acritica, a riportare una serie di notizie completamente destituite di ogni fondamento e che è assolutamente doveroso, da parte nostra, confutare con dati precisi e assolutamente documentati. Da questi, emerge una realtà ben diversa, sulla quale è obbligatorio riflettere prima di giudicare l’attività venatoria una delle più pericolose fra quelle che si svolgono all’aria aperta.
Innanzitutto c’è da sottolineare che mentre quest’anno il farneticante comunicato parla di 40 vittime, lo scorso anno, adottando gli stessi “criteri” assurdi, le presunte vittime ammontavano a 54. Dopo aver messo doverosamente in evidenza questa significativa diminuzione, bisogna, per correttezza di informazione, correggere il dato di 40 vittime come segue:
Morti per incidenti di caccia |
21 |
Morti a causa di un infarto o malori (ogni anno se ne registrano
oltre 160.000 fra le mura domestiche) |
11 |
Morti a causa di cadute (senza che ci sia stato alcuno sparo) |
3 |
Morti per incidente automobilistico (avvenuto in seguito ad un malore) |
1 |
Un ferito (peraltro completamente ristabilito) conteggiato fra i morti |
1 |
Bracconiere ucciso durante una battuta di frodo |
1 |
Cacciatore ucciso da un cinghiale (in passato è accaduto ad un contadino) |
1 |
Un suicida |
1 |
Come si può facilmente comprendere, le 21 vittime non sono evidentemente ritenute sufficienti a suscitare allarmismo e preoccupazione (non solo nella pubblica opinione, ma anche presso i politici e le Istituzioni) e allora si ricorre a tutta una serie di squallidi escamotage (come i malori o le cadute) oppure a veri e propri falsi spudorati, fra i quali sono veramente degni di nota il ferito che è stato disinvoltamente conteggiato fra i morti, la vittima per incidente automobilistico o il poveretto che ha scelto di uccidersi con la doppietta invece che buttarsi dalla finestra o sotto un treno.
Nessuno intende minimizzare la gravità di 21 incidenti mortali di caccia ed ogni associazione venatoria, unitamente al CNCN, non manca mai di raccomandare il massimo della prudenza, educando i cacciatori anche attraverso appositi corsi e materiale divulgativo. Un incessante impegno di informazione e d’insegnamento che sembra dare i suoi frutti, vista la lenta ma costante diminuzione delle vittime: 23 nel 2006, 22 nel 2007 e 21 nel 2008.
Questi appelli accorati, che vengono diffusi ogni anno al solo scopo di dimostrare la pericolosità sociale della caccia, sono assolutamente intollerabili, non solo perché speculano con cinismo sul lutto e sul dolore di tante famiglie, ma anche perché sono viziati da evidenti esagerazioni e da macroscopici errori che sono il frutto di un’informazione grossolana e lacunosa, se non addirittura squallidi esempi di totale malafede.
L’UFFICIO STAMPA (CNCN)