Oltre a continuare a cacciare la piccola selvaggina migratoria in alcuni dipartimenti fino a febbraio, i cacciatori francesi hanno ora ottenuto una deroga per la caccia alle oche. Il Ministro all'Ambiente francese, Ségolène Royal, ha autorizzato il posticipo di dieci giorni della chiusura fissata per il 31 gennaio.
Gli ambientalisti francesi della LPO (la Lipu francese, che si definisce con 45.000 associati la più grande associazione ambientalista del paese, anch'essa affiliata a Birdlife International) sono sul piede di guerra. In una nota comunicano che presenteranno ricorso al Consiglio di Stato e fanno presente che stanno valutando la possibilità di perseguire penalmente la Royal, per allontanarla dal suo incarico ministeriale. LPO denuncia che la Francia vanta la stagione venatoria più lunga d'Europa (oltre 6,5 mesi dell'anno) e consente la caccia al più alto numero di specie in Europa: 90 specie, di cui 64 uccelli. Secondo quanto dichiarano gli ambientalisti francesi una ventina di specie cacciabili verserebbe in cattivo stato di conservazione, stando alle liste rosse europee e globali.
Tutto molto lontano dalle questioni di casa nostra, dove il periodo di caccia e il numero di specie registrano minimi storici. Facendo i dovuti distinguo, però, non può non saltare all'occhio una cosa: mentre in Francia il Ministero dell'Ambiente ascolta i cacciatori autorizzando deroghe e difendendoli sul piano degli studi scientifici, in Italia il Ministero dell'Ambiente ha spesso e volentieri proposto (quando non imposto) restrizioni, spesso senza avere sufficienti elementi per sostenerle. Tant'è che poi i Tar hanno validato le scelte regionali e Ministro e Ispra ne hanno dovuto prendere atto, cambiando strategia (quest'anno Galletti non ha emesso un decreto, ma ha inviato una lettera alle regioni ricordando loro che avrebbero dovuto chiudere anticipatamente la caccia a tordo e beccaccia, per non incorrere in infrazione).