La Commissione Europea ha deciso di aiutare i 28 Paesi membri alla corretta applicazione delle direttive in tema di ambiente stilando dettagliate relazioni (una per ogni Paese) sulle problematiche in atto e sulle soluzioni suggerite per evitare le infrazioni comunitarie, analizzando le varie procedure in corso e quelle future.
La relazione italiana consta di 38 pagine, affronta tema per tema le tante lacune italiane sul fronte della protezione ambientale, che in parte riguardano anche la nostra salute (vedi livelli di inquinamento dell'aria e acque reflue), suggerendo cosa fare nel concreto per sistemare le cose. Al centro dei richiami verso l'italia il degrado ambientale e il mancato utilizzo delle opportune risorse (anche già finanziate dall'Europa) per la difesa di habitat e biodiversità.
A dispetto delle proiezioni nefaste, ovvero nonostante i continui allarmi da parte delle associazioni ambientaliste e animaliste, che da anni sventolano lo spauracchio delle infrazioni comunitarie criticando i calendari venatori italiani, la caccia non è in nessun modo citata. Evidenza più che lampante che in Italia non ci sono problemi legati alla sostenibilità di questa attività. Non solo, nonostante gli allarmanti rapporti italiani sul fenomeno del bracconaggio, nel rapporto UE non si considera nemmeno questo problema, il che dimostra che aveva ragione chi, pur sottolineando l'estrema gravità del fenomeno, che deve sempre essere condannato in tutte le sue forme, ha placato i toni e fatto presente che nei numeri si tratta qualcosa di pressochè ordinario.
La caccia illegale (ma anche quella legalizzata) è invece al centro di un richiamo nei confronti di altri Paesi. A Malta viene per esempio suggerito di proseguire negli sforzi intrapresi nei confronti delle pratiche illegali, attraverso una più efficace regolamentazione. Mentre il richiamo alla Francia sembra ancora più severo, dopo il deferimento alla Corte Ue per l'infrazione sull'ortolano e a seguito delle recenti concessioni sulle oche. “La caccia illegale - si legge - e la determinazione dei periodi cacciabili di specie di uccelli protetti dalla Direttiva, rimangono una preoccupazione. In particolare le denunce di violazioni ricevute per alcune specie (ortolano e oche), sembrano suggerire che le autorità francesi abbiano abbassato l'intensità dei controlli, mettendo a rischio lo stato di conservazione di queste specie”.
Tornando a noi, la Commissione evidenzia ciò che già purtroppo sappiamo: ovvero che secondo l'ultima relazione sullo stato di conservazione di habitat e specie contemplati dalla direttiva Habitat, solo il 34% delle valutazioni per le specie vegetali e il 44% per le specie animali indicano uno stato di conservazione soddisfacente. Per i tipi di habitat la percentuale di valutazioni che mostrano uno stato di conservazione soddisfacente ammonta soltanto al 22% (UE 27: 16%), mentre il 40% (UE 27: 47%) è considerato insoddisfacente-inadeguato e il 27% è considerato insoddisfacente-cattivo (UE 27: 30%).
Per gli uccelli, si evidenzia invece il trend positivo, ovvero che il 42% delle specie nidificanti ha mostrato un aumento nel breve termine oppure tendenze di stabilità della popolazione (per le specie svernanti questo dato si è attestato al 73%)
Vai ai rapporti di tutti i Paesi