Durante la fiera Hit di Vicenza, l'Arci Caccia regionale ha svolto la propria assemblea. Presente anche il presidente nazionale Sergio Sorrentino. I relatori, come emerge dalle conclusioni del convegno, hanno esposto il loro punto di vista sulla situazione della caccia in regione, dipingendo un quadro non proprio tranquillizzante. “Si parte dall’ennesima proroga del Piano Faunistico Venatorio scaduto ormai nel 2012, chiaro sintomo della mancanza di idee su come programmare il futuro della caccia. Altra questione aperta – si legge sempre nel report - , quella delle competenze locali a livello di caccia, infatti, la mancata abolizione delle Province, in seguito all’esito del referendum in dicembre, ha lasciato a metà la redistribuzione delle competenze, che ad avviso di Arcicaccia Veneto dovrebbero tornare in mano alle Province, garantendo l’autonomia decisionale fondamentale per la gestione di territori sensibili come ad esempio quello bellunese il cui territorio ricade completamente in Zona Alpi”.
Durante l'assemblea sono stati portati in evidenza “gli effetti indiretti di scelte opinabili caldeggiate da una parte ristretta dell’associazionismo venatorio regionale e da certa politica”; mettendo in discussione in particolare il provvedimento sulla mobilità venatoria e di quello ancor più discusso sul disturbo dell’attività venatoria. “Questi provvedimenti – scrive Arci Caccia - , pensati più con la pancia che con la testa, hanno portato, ad esempio, alla proposta di legge, avanzata dal gruppo consiliare di Lega Nord, di incrementare notevolmente le distanze minime a cui è consentita l’attività venatoria assoggettando l’infrazione alle pene pecuniarie previste per il disturbo venatorio. Questo provvedimento, che ridurrebbe fortemente il territorio cacciabile, a discapito delle fasce meno abbienti dei praticanti l’attività venatoria, sembra procedere in parallelo con le dichiarazioni del Consigliere Sergio Berlato, che esaltando e portando a modello di eccellenza gestionale le Aziende Faunistico Venatorie ha svelato chiaramente qual è la sua idea di caccia”.
Arci Caccia Veneto non ci sta. “La nostra associazione - scrivono dall'Arci nelle conclusioni dell'assemblea - si è sempre battuta per una caccia conservativa e dalla connotazione sociale che tuteli le zone sensibili, come quella Alpi ma anche le aree lagunari. Su questi punti, infatti, si baserà il Congresso Regionale che si svolgerà quest’anno e mirerà a ribadire i punti fermi di un’associazione che punta a far conoscere e a rivalutare, affianco agli aspetti ludici della caccia, l’impegno gestionale, conservazionista e sociale dei cacciatori”.