“Ad essere sincero non ricordo quando è nata la passione per la caccia. Ricordo solo che seguivo il mio babbo già a sei sette anni a caccia con il cane, Tea era una setter bianco arancio; il mio primo cane (che a quei tempi pensavo fosse il miglior cane del mondo ma che poi da grande ho capito non essere un gran che), non meno frequenti erano le giornate passate nel capanno per i turdidi con i richiami, nel quale il mio babbo aveva avuto premura di collocare uno sgabello in maniera da poter farmi arrivare alle feritoie troppo alte per me”.
Così è diventato cacciatore Nicola Bassi, con la passione contesa tra il cane da penna e le gabbie da richiamo. Da qualche anno si cimenta anche nell'allevamento del merlo e del tordo bottaccio.
Nicola ha 36 anni, abita a Castiglion Fiorentino (AR), è sposato ed ha una figlia, che forse un giorno seguirà la sue orme in questo campo, almeno così spera.
Alle spalle ha una preparazione universitaria in ambito faunistico. Si è laureato a pieni voti nel 2013 a Firenze in Scienze e Gestione delle Risorse Faunistiche. Di sicuro non è stato facile.
“All’età di 25 anni – spiega - dopo un’esperienza lavorativa durata circa 5 anni mi sono iscritto all’università, seguendo il cuore. Non ho saputo resistere ed ho iniziato gli studi per diventare tecnico faunista”.
Lo studio gli ha permesso di avere una visione globale della situazione.
“In molti paesi europei – sottolinea Nicola - in cui vi è un approccio meno strumentale e più tecnico all’argomento caccia, l’attività venatoria è considerata una risorsa e non un peso per l’ambiente".
"Il solo mantenere un lago da caccia - spiega Nicola - offre a decine di specie non cacciabili di usufruire di ambienti che sono diventati molto rari nelle nostre campagne. Grazie alle associazioni venatorie si promuovono studi su specie di interesse venatorio, che sarebbero altrimenti dimenticate", dice ancora questo appassionato e competente cacciatore.
"E' importante anche da parte nostra - raccomanda Nicola - tuttavia maturare una coscienza ambientale, rispettando tutte quelle regole che sono basate su principi corretti di natura gestionale o di buon senso, considerando per esempio il fatto che sono fatte anche nel nostro interesse, continuando però ad opporci a tutte quelle che non hanno tali fondamenti”.