Lo storno è una calamità per la Toscana. Confagricoltura in una nota tira le somme: "20 mila tonnellate di prodotti agricoli persi, per intendersi ben 700 autotreni colmi di uva, grano, semi, mele, ciliegie e altro". Questo il danno economico, stimato in 4 milioni di euro l’anno, causto dai circa 5 milioni di storni che popolano, ormai in maniera stanziale, la Toscana. "L’abbattimento programmato di 23 mila capi l’anno - scriva Confagricoltura Toscana - è assolutamente inefficace per una specie di uccello come lo storno che prolifica indisturbato in maniera incontrollata – la popolazione infatti tende a raddoppiare ogni due anni.”
“Servono interventi straordinari per una situazione non più sostenibile per i nostri agricoltori – ha detto il presidente di Confagricoltura Toscana Francesco Miari Fulcis – Noi siamo disponibili al confronto, ma chiediamo che tutti, a partire dalla Regione Toscana, intervengano con strumenti più incisivi e efficaci".
Fino a 15 anni fa, gli storni arrivavano in Toscana in pochi e con la migrazione, ora invece sono diventati stanziali colonizzando tutto il territorio regionale. “E’ cambiato l’ecosistema della campagna toscana – aggiunge il presidente di Confagricoltura Toscana – Gli storni, con le cornacchie, altro flagello introdotto da errate scelte dei nostri amministratori pubblici negli anni passati, hanno scacciato o annientato specie animali più piccole, come i passeracei e i pettirossi, ormai quasi scomparsi, creando un grave squilibrio di fauna che incide ovviamente su quel delicato sistema che rende la nostra campagna uno dei luoghi più belli al mondo”. Ma si parla anche di danni organolettici ad una delle produzioni più importanti per la regione: il vino. “Lo storno quando mangia un chicco d’uva rovina irrimediabilmente tutto il grappolo – continua – modificandone il gusto e le proprietà”. I danni non riguardano solo l’agricoltura e la biodiversità, ma anche l’attività zootecnica, soprattutto quando rischia di vedere compromessa la severa prassi igienica degli allevamenti. Problemi enormi anche al patrimonio artistico e edilizio, causato dal guano: ogni storno produce in media 7-9 grammi di deiezioni al giorno.
“Servono strumenti diversi – conclude Miari Fulcis – E’ ormai palese che i dissuasori sono un inutile pagliativo , così come l’abbattimento programmato. E’ necessario aumentare le criticità nei posti in cui gli storni stanziano e si riproducono, spostandoli verso luoghi dove le risorse alimentari non favoriscono la loro proliferazione. Siamo disponibili a confrontarci e a trovare soluzioni condivise, l’importante è fare presto.” |