Pareri discordanti dagli agricoltori toscani sui primi risultati della Legge Obiettivo riguardo il contenimento degli ungulati. Per Coldiretti Toscana i numeri diffusi dalla Regione sono soddisfacenti. “Questi primi risultati – ha detto Tulio Marcelli, Presidente di Coldiretti Toscana ci dicono che la strada intrapresa è quella che noi abbiamo sempre sostenuto per un contenimento degli ungulati che creano enormi danni alle attività agricole. I dati forniti dalla Regione dicono che nel 2016 siamo arrivati ad un prelievo di circa 100.000 cinghiali. Al vertice Siena con 19.800 prelievi seguita da Grosseto con 18.400 e poi Firenze con 16.500 ed Arezzo con 14.400”. “Nel 2016 – prosegue la nota di Coldiretti - , nonostante la legge sia stata attivata in ritardo in molte province, vi è stato un deciso aumento dei capi di cinghiale abbattuti che in Toscana è 4,5 volte superiore al normale e che ha creato gravissimi danni all’agricoltura. Nel solo 2016 sino al mese di novembre sono stati accertati danni per oltre 2 milioni e mezzo di euro. Il dato più generale, quello sui prelievi complessivi di cinghiali effettuati in tutta la regione mostra un incremento netto rispetto agli altri anni con 93.306 capi abbattuti (erano stati 79.330 nel 2015 e 83.578 nel 2014 e 70.482 nel 2013)”.
Non è dello stesso avviso Confagricoltura, per cui occorre fare di più. “Ci aspettavamo un numero di abbattimenti sicuramente superiore, in grado di rendere la legge obiettivo realmente capace di diminuire i danni alle nostre coltivazioni. Così non è e siamo sicuri che il numero di ungulati in Toscana sia anche aumentato”. Lo ha dichiarato da Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana”. “In Toscana per avere un nuovo equilibrio – continua la nota di Confagricoltura - sono necessari almeno 250 mila abbattimenti annui – pari cioè al numero stimato di nascite – che è difficilmente paragonabile con quanto annunciato oggi dalla Regione”.
Coldiretti vede ampi margini di miglioramento. “Quest’anno le cose andranno ancora meglio – dice Antonio De Concilio, Direttore di Coldiretti Toscana – perché la legge viene applicata in modo più tempestivo così da ridurre la proliferazioni di cinghiali in Toscana che ha ormai superato quota 230.000 capi, che alterano gli equilibri ambientali con danni enormi a colture di pregio e comunque vitali per l’economia del territorio, come viti e cereali”.“Ci auspichiamo che presto – conclude De Concilio – possano essere preservate tutte le aree non vocate del territorio toscano a seguito della nuova delimitazione delle aree vocate e non vocate al cinghiale. Su questo argomento Coldiretti Toscana ha già formulato una ipotesi chiara, che fa coincidere le aree in cui non possono essere presenti i cinghiali, e non solo, con quelle destinate alle attività agricole ed in riferimento alle quali vengono erogati gli interventi della Politica Agricola Comune (Pac)”.
Invece per Confagricoltura occorre fare un maggiore sforzo. “Vogliamo un quadro dettagliato area per area sugli abbattimenti perché in moltissime zone abbiamo registrato danni anche superiori al passato. Infine è opportuno ricordare che i danni ingenti provocati dagli ungulati in Italia, e tra questi non scordiamoci il flagello caprioli e cervi, non devono essere rimborsati in regime di “de minimis” in quanto la selvaggina non è di proprietà dell’agricoltore (come in tutta Europa) ma di proprietà di terzi che ne devono rispondere in toto! Gli agricoltori hanno quindi il sacrosanto diritto di essere rimborsati per il reale danno subito.”