Coinvolgere attivamente le popolazioni indigene e delle comunità locali nella conservazione della fauna selvatica è la chiave per mantenere la biodiversità e assicurare mezzi di sussistenza rurali sostenibili. Lo afferma la FAO in occasione della Giornata Mondiale per la Natura. Il rapporto tra l'uomo e la fauna selvatica è evidenziata nella nuova edizione della pubblicazione trimestrale della FAO UNASYLVA, nella quale si citano diversi casi di studio che dimostrano come i popoli indigeni possano ottimizzare i vantaggi per il proprio sostentamento, anche a salvaguardia della fauna selvatica, a condizione che abbiano il diritto di prendere le proprie decisioni nei territori in cui vivono.
Nella parte settentrionale del Monte Kenya, per esempio, il Lakipiak Maasai ("Popolo della fauna selvatica") possiede e gestisce l'unica comunità di rinoceronti nel paese di proprietà. Questi popoli indigeni sono riusciti ad alleviare i conflitti tra fauna selvatica ed attività umane che sorgono nella zona a causa della intrusione di animali selvatici alla ricerca di acqua, prede e pascoli durante la siccità. I popoli indigeni hanno dimostrato che essi possono coesistere armoniosamente con la fauna selvatica, sostenendo la propria vita e le culture pastorali.
La caccia ai trofei potrebbe portare benefici alle popolazioni rurali e alla fauna
La pubblicazione tocca anche l'argomento della caccia ai trofei, sostenendo che, questa se ben gestita, può svolgere un ruolo positivo nel sostenere la conservazione così come i mezzi di sussistenza delle persone povere nelle aree rurali. Si dice inoltre che l'impatto dei divieti sulla caccia può essere particolarmente dannoso per le popolazioni indigene e l'ambiente, e che è necessario un approccio più permissivo.
In molti contesti, la caccia ai trofei si sovrappone infatti a quella di sostentamento, per procurarsi cibo. Molti cacciatori di cervi, per esempio, possono cacciare gli animali con corna più grandi come trofei, ma se non riescono a trovarli daranno la caccia a tutti gli altri per la carne. La caccia in tal senso incoraggia i proprietari a mantenere e ripristinare l'habitat naturale e a svolgere attività anti - bracconaggio.
Ad esempio, nel Pamir in Tagikistan, in zone dove viene consentita la caccia a pecore e capre selvatiche si rileva una densità maggiore di leopardi delle nevi (specie minacciata) rispetto ad aree circostanti, dove questo tipo di attività non è permessa. Ciò è probabilmente dovuto a una maggiore densità di prede e alla riduzione del bracconaggio.