|
News CacciaAbbattimento lupo, fenomeno complesso nei dati venerdì 24 marzo 2017 | | Nell'analisi di ogni nuovo studio scientifico, indipendentemente da chi lo ha proposto e di quanto autorevole sia l'istituto che lo ha finanziato, occorre spendere un qualche parola sul metodo e sulla vera rilevanza in comparazione ad altre ricerche. Sul tema interpelliamo lo zoologo Paolo Forconi, esperto del lupo, che ci aiuta a fare un po' di chiarezza su alcuni dei più recenti studi proposti sul predatore in relazione alle fluttuazioni delle popolazioni prima e dopo gli abbattimenti legali, oggetto di facili strumentalizzazioni anche nel nostro Paese.
Stesso studio, conclusioni opposte
Così, per esempio Forconi fa notare che se Wielgus e Peebles (2014), valutando gli effetti degli abbattimenti di lupo sulle predazioni al bestiame domestico (ovini e bovini) in alcuni stati degli USA, giungono alla conclusione che le predazioni aumentino, anziché diminuire nell’anno successivo agli abbattimenti (a meno che gli abbattimenti non superino il 25% dei lupi), due anni dopo, Poudyal e collaboratori (2016) rianalizzando gli stessi valori (grazie alla pubblicazione on line dei dati completi) ottengono risultati opposti, ovvero che più lupi vengono uccisi, meno predazioni si verificano nell’anno successivo. Lo studio più recente, si badi bene, ha utilizzato la stessa procedura statistica, aggiungendo alcuni dettagli, in pratica applicando il metodo scientifico in modo più rigoroso.
Un fenomeno complesso
“Altri due studi confermano questi risultati sia direttamente che indirettamente (Ausband et al., 2015; Bradley et al., 2015). Tuttavia nello stesso anno degli abbattimenti si sono registrate più predazioni agli ovini e ciò può essere spiegato dalla destrutturazione dei gruppi familiari di lupo nel caso in cui si abbattano gli individui dominanti (Brainerd et al., 2008)” evidenzia lo studioso. Il che dimostra, spiega Forconi, che “la risposta dei lupi agli abbattimenti è un fenomeno complesso e dipende in particolare dalle modalità degli abbattimenti e dal periodo dell’anno in cui si effettua”.
L'ipotesi del contenimento in Italia
E per quanto riguarda l'Italia? Anzitutto bisogna chiarire l'ambito di una possibile attivazione di questa procedura. “Alcune associazioni animaliste – evidenzia Forconi - hanno parlato di caccia al lupo invece degli abbattimenti selettivi. E’ molto importante sottolinearne la differenza: innanzitutto ci deve essere un piano regionale di gestione del lupo sulla base di un anno di monitoraggio intensivo con analisi genetiche, videotrappole e lupi radiocollarati. Sulla base di tali dati si potrà pianificare se sono necessari abbattimenti e dove, in modo molto preciso a livello di territorio di ogni singolo gruppo familiare, sia per gestire gli ibridi (in particolare quelli neri o con chiazze di colore) che per ridurre i conflitti con gli allevatori”. “In ogni caso – aggiunge lo zoologo- la prevenzione dei danni con l’uso dei cani da guardiania e delle recinzioni elettrificate è fondamentale, prioritaria ed obbligatoria nelle aree di presenza del lupo. Infatti gli abbattimenti hanno lo scopo di ridurre il numero di lupi in alcune aree, ma la loro presenza è comunque importante come predatore naturale di ungulati, in particolare del cinghiale. Gli abbattimenti selettivi devono essere svolti tra settembre e gennaio e deve essere tutelata la coppia dominante che si riproduce, agendo invece sugli individui subordinati e giovani. Questo tipo di azione può essere svolta solo da appostamento in modo da osservare con il cannocchiale i lupi presenti”.
La caccia al lupo incrementa il bracconaggio?
Continuiamo l'analisi degli studi in circolazione. La ricerca di Chapron e Treves (2015) è finita a sostenere la campagna pro lupo anche in Italia. Nelle conclusioni dimostrerebbe che gli abbattimenti di lupo in due stati americani (Wisconsin e Michigan) incrementano il bracconaggio anziché ridurlo. Ecco l'analisi di Paolo Forconi: “i due stati hanno una superficie quasi uguale all’Italia, escludendo i laghi, ed una popolazione di circa 1.400 lupi come popolazione pre-riproduttiva nel 2011-2012. Gli abbattimenti legali sono variati negli anni tra 15 e 55 individui, quindi numeri molto ridotti. I ricercatori hanno rilevato un tasso di accrescimento annuo medio della popolazione di lupo del 14-16% quando il lupo era protetto e del 10-12% quando il lupo era cacciabile (ma non applicano un test statistico per dimostrarne la significatività della differenza) e deducono che la differenza sia dovuta solo al bracconaggio. Per confronto in Italia la popolazione pre-riproduttiva stimata nel 2013 era di circa 1.500 lupi e il tasso di accrescimento stimato è del 3% con il lupo protetto legalmente”.
Come in Italia, anche negli USA il bracconaggio sul lupo è molto diffuso e l’abbattimento legale di un numero molto ridotto di lupi non ha logicamente alcun effetto sul bracconaggio.
L'esempio della Finlandia
Una dimostrazione più efficace del fenomeno bracconaggio - abbattimenti legali viene dalla Finlandia. “Lì i lupi sono protetti da alcuni anni e il loro numero è diminuito nel periodo 2006-2010, a causa del bracconaggio, di circa 15 individui all’anno. Così sono state introdotte delle pene severe ma non hanno funzionato. Nel 2015 è stato redatto un nuovo piano di gestione con l’abbattimento di 42 lupi nel 2015 e 78 nel 2016. La popolazione di lupi è tornata ad aumentare da 220-245 del 2015 a 275-310 nel 2016” osserva Forconi. Vedasi al proposito questo documento
Le tante variabili del bracconaggio
“L'incidenza del bracconaggio – continua nella sua analisi lo studioso - non è certo condizionata solo dagli abbattimenti legali, che per lo meno possono seguire dei principi di selezione a tutela della specie. Le varianti sono tante e concorrono diverse motivazioni, di ordine economico e sociologico. Boitani, nel Piano lupo (2015) indica che il bracconaggio in Italia colpisca il 15-20% della popolazione, mentre Perco e Forconi (2016) lo stimano al 25%. Ma nel primo caso non si dice quanti lupi vengono bracconati ogni anno, così alcune associazioni hanno fatto i loro conti che corrisponderebbero a circa 300 lupi bracconati. Perco e Forconi, invece, stimano anche la popolazione post-riproduttiva (circa 3.500 lupi a maggio dopo le nascite) a cui applicare la percentuale del bracconaggio ed il risultato è di circa 900 lupi bracconati nel 2016. Sicuramente la sperimentazione della Finlandia è quella più promettente, sia per quanto riguarda la politica delle pene severe che per gli abbattimenti legali. Questo è quello che dice la scienza”.
Per chi volesse approfondire ecco gli studi citati: Ausband D.E., Stansbury C.R., Stenglein J.L., Struthers J.L., Waits L.P., 2015 - Recruitment in a social carnivore before and after harvest. Animal Conservation 18: 415-423.
Bradley E.H., Robinson H.S., Bangs E.E., Kunkel K., Jimenez M.D., Gude J.A., Grimm T., 2015 - Effects of wolf removal on livestock depredation recurrence and wolf recovery in Montana, Idaho and Wyoming. The Journal of Wildlife Management 79(8): 1337-1346.
Brainerd S.M., Andren H., Bangs E.E., Bradley E.H., Fontaine J.A., 2008 - The effects of breeder loss on wolves. Journal of Wildlife Management 72: 89-98.
Perco F., Forconi P., 2016 - Andamento stagionale della popolazione di lupo (Canis lupus) in Italia e scenari di conservazione. Atti III Congresso Nazionale Fauna Problematica: 116-117.
Poudyal N., Baral N., Asah S.T., 2016 - Wolf Lethal Control and Livestock Depredations: Counter-Evidence from Respecified Models. PLoS ONE 11(2): e0148743.
Wielgus R.B., Peebles K.A., 2014 - Effects of Wolf Mortality on Livestock Depredations. PLoS ONE 9(12): e113505.
| Leggi tutte le news | |
|
|
|