Lunedì 27 marzo la Camera ha dato il via alla discussione della proposta di legge di modifica della 394 (la legge quadro sulle aree protette), che, come abbiamo visto, contiene diverse criticità sollevate da più parti. Le associazioni ambientaliste criticano in particolare il sistema delle nomine delle figure cardine dell'Ente Parco, che potranno essere locali e indipendenti dai meriti protezionisti, l'ingresso di altri portatori di interesse (agricoltori, per esempio) nei consigli direttivi e la possibilità, di attingere al bacino dei cacciatori di selezione, per le operazioni di gestione della fauna (cosa che per altro in molti casi già avviene).
Dal mondo venatorio invece si alza un generale malcontento per la previsione, incomprensibile, di affidare la regolamentazione delle aree contigue (che non sono Parco) ai gestori dei parchi stessi, di fatto allargando i confini delle aree protette (quanti Parchi limiteranno la caccia fino ad ora regolamente praticata in queste zone cuscinetto?). Ma quali sono gli umori su questa disposizione espressi in aula? Purtroppo, almeno per il momento, il dibattito langue.
Cinque Stelle: bandire la caccia nelle aree contigue
Registriamo l'intervento di Mirco Busto (M5S) scandalizzato perché la legge, così come formulata, non adotta un'interdizione decisa della caccia nelle aree contigue “ci sono un sacco di altre aree dove si può cacciare” ha detto Busto. Quindi, ma non è certo una sorpresa, i grillini chiederanno di bandire completamente la caccia anche in queste zone.
Residenti o iscritti all'Atc?
La deputata Serena Pellegrino (Sel) si limita invece a far notare le contraddizioni nel testo. “Attraverso la modifica che è stata apportata al comma 1 dell'articolo 5, si afferma che la caccia può essere esercitata solo dai soggetti residenti nel parco o nelle aree contigue e, appena dopo si dice, invece, che l'attività venatoria può essere esercitata solo da soggetti aventi facoltà di accesso all'ambito territoriale di caccia comprendente l'area contigua. Ovvero: la prima parte è stata modificata, la seconda è esattamente come uscita dal Senato. Insomma, chi è che può cacciare nei parchi e nelle aree contigue?” chiede.
Realacci: sì all'abbattimento nei Parchi ma non del lupo
L'intervento del Presidente Ermete Realacci (PD) se da un lato ha difeso l'opzione dell'abbattimento della fauna all'interno dei Parchi attraverso specifici Piani (la novità è che prima passino obbligatoriamente da pareri Ispra), dall'altro ha assecondato alcune obiezioni animaliste. “C'è una grande differenza fra il lupo e il cinghiale” ha detto sostenendo la propria contrarietà all'abbattimento previsto dal Piano Ministeriale “gli abbattimenti vanno stralciati, perché il lupo è un pezzo importante della fauna selvatica” ha detto. E poi sul cinghiale, ha aggiunto, “si potranno fare anche forme di contenimento non cruento: non erano previsti nella legge n. 394, sono previsti adesso nella legge”.
“I cacciatori sono il passato”
Parlando di cacciatori, Realacci ha evidenziato che nel testo è stato tolto, come richiesto dagli ambientalisti, il fatto che potessero partecipare agli abbattimenti, dopo adeguati corsi e qualificazione, anche quelli residenti al di fuori dalle aree dei parchi o delle aree contigue. Poi ha aggiunto “in Italia le aree contigue esistono soltanto nel Parco del Cilento, lo dico per capirci [incomprensibile passaggio visto che tutti i Parchi, regionali e nazionali, hanno aree contigue, fra approvate e proposte di costituzione definite, ndr] . E - continua il Presidente della Commissione Ambiente - bisogna anche sapere, quando si parla di lobby, di cose, con la testa rivolta al passato, che oggi i cacciatori sono la metà di quando nacque la legge n. 394: è un esercito in ritirata; cerchiamo di fare i conti con l'Italia del futuro, non con l'Italia del passato”. Che vuol dire? Vuol dire, in sostanza, che per Realacci i cacciatori non sono il problema? O non contano più nulla?