In risposta ad un'interrogazione della deputata Chiara Gagnarli (M5S) in Commissione Ambiente, il Ministero riporta la posizione di Ispra sulle deroghe, la quale risulta invariata rispetto al passato, almeno nelle conclusioni. Facciamo un passo indietro. La deputata era intervenuta a gennaio con l'interrogazione segnalando le proprie remore – e quelle del movimento che rappresenta – sull'apertura di un tavolo tecnico da parte del Ministero, a seguito della sollecitazione del Presidente della Conferenza delle Regioni Stefano Bonaccini, che aveva in particolare evidenziato le inadempienze dell'Ispra nella determinazione di dati necessari per evitare una cattiva applicazione della normativa europea. Direttiva, che, elemeno non da poco, permette senza problemi l'attivazione delle deroghe in diversi paesi europei.
La Gagnarli chiedeva al Ministero se, anziché riaprire la questione deroghe di caccia non ritenesse opportuno procedere senza alcun indugio all'adozione di un efficace piano nazionale contro il bracconaggio, considerato che sull'Italia grava una procedura Pilot relativa proprio a questo fenomeno. Caso vuole (forse) che lo stesso giorno, ovvero giovedì 30 gennaio, sono arrivate sia la risposta all'interrogazione, che l'approvazione in sede di Conferenza Stato Regioni di quel Piano proposto dalla stessa Ispra (su cui torneremo quanto prima possibile).
Ma restiamo sulla risposta relativa alla caccia in deroga. Per storno, fringuello e peppola, l'Ispra “considerato che esistono soluzioni alternative, ritiene non soddisfatta la condizione necessaria per l’attuazione di tale regime di deroga. Il fatto che le tre specie per cui si chiede la deroga verrebbero cacciate con modalità differenti e in luoghi e orari diversi rispetto agli altri passeriformi cacciabili in Italia non rappresenta, secondo l’ISPRA, motivazione sufficiente per giustificare l’attuazione di detta deroga. L’Istituto ha precisato, infatti, che il regime di deroga, nel caso specifico, avrebbe di fatto come principale conseguenza l’aumento del numero di specie cacciabili sul territorio nazionale, includendone due non cacciabili in Europa ossia il Fringuello e la Peppola, tenuto conto che lo Storno è specie cacciabile in alcuni Paesi europei ed un suo eventuale inserimento nell’elenco delle specie cacciabili in Italia è stato già in passato valutato tecnicamente accettabile dall’ISPRA".
“Per quanto concerne, inoltre, la definizione di piccola quantità, - si legge nella risposta - si fa presente che l’ISPRA ha più volte evidenziato che tale concetto, così come inteso nella «Guida alla disciplina della caccia nell’ambito della Direttiva 79/409/CEE sulla conservazione degli uccelli selvatici», non risulti applicabile alla gran parte delle specie appartenenti all’ordine dei passeriformi, e in particolare a quelle migratrici”.
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