Francesco Pucci studia veterinaria presso l'Università Statale di Milano, dove si è trasferito da Cirò Marina, in Calabria. La sua passione per la caccia e per i cani è tale che, a soli 22 anni gestisce già un allevamento di setter inglesi.
“Per me – dice – è una cosa indescrivibile ed è ciò che auguro a tutti i ragazzini. Se la incontri ti fa diventare più responsabile e determinato nella vita. Quando si ha una passione simile non si pensa neanche lontanamente alle cattive abitudini. Vissuta poi nel modo in cui l'ho vissuta io, si apprezza tutto ciò che si trova in natura, rispettando il selvatico abbattuto e amando il bosco e il suo circondario”. “Ma le associazioni venatorie - dice -, dovrebbero fare di più per incentivare i giovani, a cominciare dal lasciargli maggiori spazi”.
Fin da bambino, passo dopo passo
“Premetto che mio padre non è cacciatore, dunque potrei sfatare il mito che solo i figli dei cacciatori seguano questa passione. All'età di 5 anni mio zio ha iniziato a portarmi a caccia, a quei tempi era un assiduo frequentante della caccia al tordo, mi divertiva molto uscire con lui. E' stato capace avvicinarmi a questo mondo misterioso, passo dopo passo, senza mai annoiarmi. Ho vissuto nuove ed entusiasmanti esperienze ad ogni uscita. Poi verso l'età di 14 anni ho iniziato a seguire mio nonno, il quale frequentava una caccia più "nobile ": la caccia alla Beccaccia! Da quel momento ho iniziato a frequentare solo ed esclusivamente questo tipo di caccia , in cui l'amore per il cane ed il rispetto per questo misterioso selvatico mi hanno fatto diventare ad oggi un grande appassionato in questo campo”.
A caccia anche con la fidanzata
“Ho una fidanzata di nome Dora, all'inizio ho cercato di spiegarle teoricamente il modo in cui vivevo il mondo della caccia, devo dire che non ha mai esplicitato un minimo disprezzo in nessun modo, anzi! Le ho fatto capire sin da subito il concetto di 'Caccia nobile ed elegante' . Certo , il fatto che anche lei sia cresciuta tra la natura e gli animali mi ha agevolato. Mi fa molto piacere quando viene a caccia, e infatti in questa stagione venatoria è venuta varie volte. Devo dire che spara anche molto bene, non immaginavo fosse così predisposta per il tiro”.
L'allevamento ereditato dal nonno
“Il mio sogno – ci spiega - é appunto continuare nel mio allevamento di setter inglese, affidatomi da mio nonno (il quale ha proclamato un suo setter campione italiano di lavoro e campione riproduttore). Quindi cercherò di formare un cane con questi titoli giusto per cercare di somigliare in tutti i modi a lui. Ho sempre amato viaggiare con i miei setter, e lavorare viaggiando e cacciando é un qualcosa che mi ispira molto, un mix perfetto direi”.
Il problema del degrado ambientale
"Non credo si possa parlare di salvaguardia dell'ambiente proprio in Italia - dice un po' scoraggiato questo giovane cacciatore -, posto in cui l'abusivismo é alle stelle: boschi contaminati, disboscamento di alberi secolari, esportazione di selvaggina protetta, bracconaggio. In questo senso l'Italia é vista più o meno come il paese dei balocchi, non so più se i miei figli in futuro potranno andare a caccia. Anche l'estero è un fattore negativo per me, non é possibile che in Romania si possa cacciare le quaglie senza nessun limite di carniere nel mese di agosto. O in Lituania per quanto riguardale beccacce; e così via per Lettonia, Crimea, Macedonia ecc".
Una giornata speciale
“Ricordo di un giorno pieno di neve, il nonno mi disse di scendere in una vallata e io pensai che stessi solo perdendo tempo. Ma ecco che all’improvviso i 4 cani che erano con me trovarono diverse beccacce, ognuno in un posto differente. Mi sentivo al settimo cielo e capii quanto "la pratica rompe la grammatica”. Avevo letto libri e visto video di ogni genere sull’argomento ma nella caccia alla beccaccia non esiste teoria, bisogna soprattutto viverla assiduamente con amore e con rispetto, soprattutto per questo esemplare unico, la regina del bosco”.
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