Valerio Verri, la guardia ambientale uccisa sabato scorso durante un servizio di vigilanza, era un cacciatore. Lo descrivono così gli amici di sempre, raggiunti dai microfoni del Tg4. L'omicidio è avvenuto durante un servizio di pattuglia antibracconaggio sulla provinciale Mondonuovo a Trava di Portomaggiore, nel Ferrarese, zona di acquitrini e pianura.
Il sospettato è stato fermato dalle due guardie (Verri, volontario Legambiente, si trovava insieme alla guardia provinciale Marco Ravaglia), per un abituale controllo. Non potevano immaginare di trovarsi al cospetto di Igor Vaclavic, in fuga da giorni dopo l'omicidio del barista Davide Fabbri. Un criminale violento insomma, con numerosi altri capi di imputazione alle spalle, già due volte espulso dall'Italia, dove però è rimasto per compiere i suoi delitti. L'assassino, sentitosi braccato dai due, ha disarmato la guardia provinciale ed aperto subito il fuoco, uccidendo con con la sua pistola Verri e ferendo Ravaglia.
Tutti a Portomaggiore, dice il Tg4 lo ricordano come una persona per bene, che amava la natura e per questo si è sacrificato. “Aveva la passione per la caccia, era un ambientalista” dice un amico. “Era un appassionato di caccia e faceva anche il volontario qui attorno” dice un altro. In realtà da qualche tempo non praticava più questa sua grande passione, si apprende dal Corriere della Sera, a causa di un infortunio ad un ginocchio. Non riusciva più a camminare per molte ore ed aveva così pensato di rendersi utile come guardia volontaria. “Valerio era una persona speciale, sempre disponibile, generoso, quando poteva raccoglieva fondi per altre associazioni di volontariato” ricorda Sandro Righetti, della sezione di Federcaccia di Portomaggiore.
Lui, da pensionato e amante dell'ambiente, svolgeva quindi il suo servizio contro i bracconieri per passione, come fanno in tutta Italia molti altri cacciatori, contribuendo attivamente alla protezione della fauna. E' morto mentre faceva il suo dovere di cittadino impegnato.