Negli scorsi giorni si è riaccesa la polemica sull'eradicazione dei mufloni all'Isola d'Elba, dopo la decisione, in parte attuata solo nel territorio del Parco dell'Arcipelago Toscano. Le operazioni sull'isola sono ferme. Lo fa notare il sindaco di Marciana, Anna Bulgaresi, dopo che il Movimento 5 Stelle ha attaccato il Parco per i progetti di eradicazione delle specie aliene sul proprio territorio.
Si parla però degli interventi a Pianosa e su altre isole, mentre sull'Elba, dice Bulgaresi, tutto si è fermato. “Molto è stato fatto dal Parco con l’introduzione del sistema delle “gabbie” che prelevano numerosi cinghiali, ma sappiamo che tale pratica non porta ad alcun risultato nella cattura dei mufloni ed anche gli abbattimenti effettuati dallo stesso Ente non sono sufficienti a limitare la presenza di questi ungulati che ormai sono diventati i padroni delle campagne e non solo… Le segnalazioni dei danni provocati dalla presenza dei mufloni vicino alle case o addirittura nei giardini privati è in costante aumento, ma la maggior parte di coloro che subiscono danni hanno perso anche la voglia di segnalare…tanto niente cambia. Purtroppo hanno ragione – evidenzia il Sindaco di Marciana - , perché a fronte di tante soluzioni ipotizzate (dalla filiera corta, all’eradicazione chimica fino all’intervento dell’esercito) niente è stato fatto e si continua ad intervenire per eradicare specie non autoctone in altre isole ma non nella nostra, dove la convivenza tra mufloni e specie umana rischia di diventare una partita persa per…la specie umana”.
“Ha ragione la sindaca Bulgaresi – interviene Legambiente Arcipelago Toscano - , alla quale bisogna dar atto di essere stata l’unico sindaco elbano a chiedere con coerenza l’eradicazione di cinghiali e mufloni, così come ha fatto con atti ufficiali e pratiche concrete il Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Purtroppo non hanno fatto altrettanto gli altri sindaci elbani e la Comunità del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, che non sono mai andati al di là delle lamentazioni e che non hanno mai messo in atto le promesse di interventi che si erano solennemente impegnati a fare, appoggiando sempre le inefficaci proposte dei cacciatori che hanno tutto l’interesse a mantenere una popolazione di cinghiali fiorente e ai quali non sembra interessare molto l’abbattimento selettivo dei mufloni”.
Secondo Legambiente questo atteggiamento riguarda anche la Regione Toscana e la Provincia di Livorno “che, pur non avendo mai fatto applicare le loro molto discutibili leggi venatorie, indicano comunque l’Elba come “area non vocata” per il cinghiale: quindi, area dove la popolazione di ungulati introdotti va drasticamente ridotta. In realtà – esclusi gli importanti ed efficaci interventi del Parco – nel restante 47% dell’Elba non incluso nel perimetro del Parco la gestione è stata puramente venatoria, con risultati disastrosi che sono sotto gli occhi di tutti e con una popolazione di cacciatori in rarefazione e invecchiamento che in futuro renderà difficile anche attuare interventi venatori”.