“La caccia è un mondo dove amo rifugiarmi per fuggire dai diabolici meccanismi della vita moderna”. Lo dice Salvatore Di Girolamo, studente di Giurisprudenza all'Università Roma Tre, di soli 22 anni. “Non so se ci sia stato un momento in particolare in cui ho fatto il mio ingresso nel mondo venatorio – spiega -, essendo cresciuto in una famiglia di cacciatori, essa è sempre stata presente nella mia vita”.
Già cinque anni attendeva con ansia il rientro da caccia del padre. Adorava passare la mano dietro la cacciatora sperando che questa venisse a contatto con le piume regali della beccaccia e, spesso era proprio così. “Se dovessi indicare una persona in particolare che ha permesso alla mia passione di sbocciare questa è senza dubbio alcuno mio padre, che ha sempre cercato di indirizzare me e mio fratello verso questa millenaria arte, rendendoci partecipi delle sue avventure venatorie e non solo”.
La caccia alla beccaccia, non a caso, è rimasta la sua preferita, anche perché è un grande appassionato di cani da ferma e di allevamento cinofilo. “Se dovessi rappresentare metaforicamente le emozioni vissute a caccia le racchiuderei tutte in un frullo poderoso di beccaccia il quale ogni volta sembra mi trafigga il cuore!”, dice con l'entusiasmo della sua età.
La caccia non è solo svago ma anche impegno. “Mi reputo un ragazzo molto interessato alle problematiche che oggi giorno circondano il settore caccia e spero di poter apportare, in un giorno non molto lontano, un contributo, seppur piccolo, al fine migliorare l'amministrazione della caccia magari non solo nella mia terra”.
Salvatore auspica un passo avanti da parte delle associazioni venatorie, perché diventino realmente le rappresentanti dei cacciatori e smettano di dividerli. Secondo il suo punto di vista nell'ultimo ventennio si è assistito ad una graduale deposizione delle armi nei confronti delle cosiddette associazioni ambientaliste, non contrastando in maniera efficace quello che lui chiama “un vero e proprio saccheggio di territorio cacciabile che è finito ad incrementare la nascita di parchi naturali, i quali aimé - sottolinea - oltre ad essere interdetti ovviamente all'attività venatoria, non sono neanche resi utilizzabili per altri scopi o comunque vivibili". "A mio avviso - conclude Salvatore - il cacciatore resta l'unico baluardo a difesa dell'ambiente in quanto appartiene ad una delle poche categorie che ancora come millenni fa, servendosi della natura di conseguenza ancora la vive".