Dopo la presentazione dei risultati dell'attività di selezione nel comprensorio che comprende Fabriano, Arcevia e Cupramontana, Coldiretti Ancona in una nota ribadisce la necessità di continuare con i piani di abbattimento del cinghiale ma anche dare la possibilità agli agricoltori minacciati di poter anch’essi difendere i propri campi. "Il prossimo passo - evidenzia Coldiretti - deve essere la piena applicazione dell’articolo 25 della legge sulla caccia, con l’adozione di un Piano di controllo attuabile in ogni periodo dell’anno su tutto il territorio regionale, comprese le aree protette, in piena sinergia e collaborazione tra Istituzioni, ATC, cacciatori, agricoltori e ambientalisti".
Coldiretti chiede però di dare la possibilità agli agricoltori di difendere le colture minacciate, prevedendo per quelli muniti di tesserino di caccia, di abbattere i cinghiali all’interno delle proprie aziende. Una soluzione proposta da Coldiretti sulla quale si è già registrata un’apertura da parte della stessa Regione Marche. Indubbiamente è positivo l’obiettivo di arrivare entro il 2017 a non avere più di tre cinghiali ogni 200 ettari, rispetto all’attuale limite di dieci ogni 200 ettari nelle zone interne, peraltro sino ad oggi ampiamente disatteso. Ma, nell’ottica della prevenzione, sarebbe importante anche finanziare l’acquisto di recinti elettrici per difendere le colture.
Oltre ai danni alle colture, ricorda Coldiretti, gli studi dimostrano come i cinghiali abbiano un impatto negativo sull’ambiente consistente in un’alterazione della composizione chimica del terreno a causa dell’attività continua di scavo profondo alla ricerca delle radici, determinando così fenomeni di erosione e un danneggiamento ambientale ed economico delle aree destinate a pascolo. Ma aumentano anche i problemi per la sicurezza degli automobilisti.