A quanto affermato nell’articolo apparso sul Mattino di Padova dal titolo “Zanoni (Pd): Il piano va contro la legge e l’Europa”, risponde l’assessore regionale all’agricoltura e alla caccia.
“Innanzitutto non si tratta di un calendario venatorio, ovvero non si tratta di caccia ma di interventi di contenimento e controllo numerico di una specie dannosa; il passaggio in Terza Commissione per il Piano Triennale di controllo del cinghiale invocato dal consigliere regionale – precisa l’assessore - non è previsto per legge; il parere consultivo della commissione consiliare competente è previsto solo nel caso di piani regionali pluriennali complessivi (di norma quinquennali), che comprendano cioè più specie di fauna selvatica. Quello approvato dalla Giunta regionale la scorsa settimana è invece un piano di dettaglio, che interessa solo ed esclusivamente, nell’arco di un triennio, il controllo della presenza e dei danni provocati dal cinghiale”.
“Il Piano non viola la legge nazionale sui parchi – aggiunge - che prevede la possibilità di attuare interventi anche di abbattimento selettivo necessari per ricomporre squilibri ecologici accertati dall’Ente gestore; gli abbattimenti possono essere realizzati da personale d’istituto e da persone espressamente autorizzate dall’Ente parco stesso. Non viola nemmeno la legge regionale n. 40/1984, che all’articolo 20 prevede la possibilità, anche tramite abbattimento, di ricomporre fenomeni degenerativi di specie e di sovrappopolamento; inoltre, con l’articolo 9 della L. R. n. 4/2015 - Disposizioni in materia di aree naturali protette regionali - si prevede che “L’ente parco che abbia regolamentato i prelievi faunistici e gli abbattimenti selettivi necessari per ricomporre squilibri ecologici, può autorizzare i soggetti privati residenti nel territorio del parco che abbiano riscontrato danni nel proprio fondo a dotarsi di specifici chiusini, secondo le modalità e con le procedure definite dall’ente parco medesimo”. In pratica, il Piano non apre alla caccia nei parchi e non apre ai cacciatori nei parchi; il Piano vuole solo mettere a regime, in uno stesso quadro e con uno stesso livello di approccio e di intensità, il controllo della specie in tutto il territorio regionale, sia in aree protette che nel restante territorio: lo stesso ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, istituto di riferimento nazionale afferente al Ministero dell’Ambiente), in vari pareri e nell’ambito di specifiche audizioni presso le Commissioni Parlamentari di Camera e Senato, ha più volte ribadito la necessità di un approccio coordinato e coerente tra diverse aree del territorio regionale.
“Infine – puntualizza ancora l’assessore - il richiamo al Regolamento (UE) n. 1143/2014 non è pertinente: la specie Sus scrofa L. non rientra nell’elenco delle specie esotiche invasive a cui fa riferimento il regolamento. Quanto alle problematiche connesse all’uso dell’arco, lo stesso rischio di ferire solamente l’animale è rinvenibile anche con l’uso dell’arma da fuoco; il Piano prevede tutte le modalità per evitare ogni inutile sofferenza, tra cui il controllo due volte al giorno dei chiusini o, nel caso di ferimento del capo, l’attivazione delle usuali procedure di recupero del capo da parte di squadre di operatori e cani specializzati, come avviene del resto anche nell’ambito dei piani di prelievo in selezione di ungulati. In riferimento al tema dell’impatto delle misure previste dal Piano sulla specie target e sulle altre specie, è sufficiente rilevare come l’ISPRA, nel suo parere, non abbia ritenuto di inserire nulla in termini di vincoli e prescrizioni attuative e vincolanti al Piano”.
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