In una nota Urca Siena lamenta una situazione caotica sugli Atc (incertezza sul numero degli ambiti e sulle nomine dei comitati di gestione ma anche su quali saranno gli organi di controllo preposti). “Le nomine verranno decise dalle rappresentanze delle singole categorie, che spesso hanno idee molto diverse da quelle dei propri associati” sottolinea Urca Siena.
“Se è vero che la Legge obiettivo è transitoria e la sua durata non dovrebbe andare oltre il 2018, è altrettanto vero che per essere applicata avrebbe necessitato dell’emanazione dei Regolamenti attuativi da parte della Regione stessa, ma molto probabilmente si arriverà alla sua naturale scadenza, senza traccia di tali regolamenti. Ciò ha comportato sino ad oggi (e così sarà nei prossimi mesi) “lo scarico” delle responsabilità sugli ATC, che non sono preparati a fare le veci del legislatore e danno l’impressione di navigare a vista, nel disperato tentativo di accondiscendere alle pressanti richieste, provenienti dall’alto, di conseguimento di improbabili obiettivi".
Secondo Urca Siena ora la Regione dovrebbe fare chiarezza, dividendo la gestione del cinghiale da quella degli altri ungulati, differenziando i tempi di caccia di selezione dei suidi da quelli dei cervidi in maniera da lasciare ai distretti di caccia di selezione dei cervidi e bovidi, che sono già organizzati sul territorio, la gestione di questi animali; ciò renderà più semplice gestire le due famiglie utilizzando lo stesso spazio ma in tempi diversi.
Urca contesta poi la gestione del capriolo. “Su 30 distretti di caccia di selezione dei cervidi e bovidi dell’intera provincia di Siena, 19 sono considerati area problematica per il capriolo”. “Il piano di prelievo per questi distretti problematici (si sta parlando più o meno del 60% del territorio della provincia di Siena) passerà dal 20% della consistenza stimata, al 50% o addirittura al 60%. Se è vero che il 72% del totale dei danni sono dovuti al cinghiale, non comprendiamo questa criminalizzazione nei confronti del capriolo, cui viene attribuita una percentuale di danni pari al 17% del totale, oltretutto quasi esclusivamente a carico delle zone protette, dove i selecontrollori non hanno alcuna possibilità d’intervento” puntualizza Urca.
“In alcuni distretti, i dictat dell’ATC hanno comportato il raddoppio del numero degli iscritti, nonostante non vi sia un’adeguata capienza dell’area non vocata al cinghiale” aggiunge l'associazione. Altra questione è quella degli interventi di contenimento ex art. 37 in territorio a caccia programmata. “A nostro avviso, per ragioni di sicurezza, gli interventi in regime di controllo devono tornare ad essere effettuati esclusivamente nei giorni di silenzio venatorio ovvero di martedì e venerdì, quando le altre forme di caccia sono chiuse”. “Oltretutto – continua la nota polemica - tali interventi sono incomprensibilmente affidati al controllo di guardie volontarie non sempre preparate”
Urca Siena critica anche il diritto di prelazione degli agricoltori sulla caccia nei loro terreni, cosa che oltretutto interessa soltanto una piccola minoranza di loro; minoranza che, peraltro, spesso non intende attuare opere di prevenzione, anche se offerte a titolo gratuito, e soprattutto non intende mai, in alcun caso, rinunciare ai rimborsi dei danni in cambio della prelazione : danni che, come è noto, sono pagati con i soldi dei cacciatori. Ci permettiamo di dubitare della legittimità di tale previsione che crea disparità tra il proprietario del fondo che ha diritto di prelazione sulla selvaggina, risorsa indisponibile dello stato, ed il cacciatore che pure ha svolto percorsi formativi anche complessi, ha ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie e paga ogni anno dei bei soldi allo Stato per esercitare la sua passione.