Mentre il rapporto Birdlife International niente meno e niente più dice rispetto a quanto già si sapeva da diversi anni (fonte Birdlife International, ma non solo) a proposito della situazione della fauna alata del nostro areale, l'ineffabile staff "scientifico" della LIPU (corrispondente italiano di Birdlife Int.) si accanisce sulla caccia, non potendo - probabilmente - rimarcare più di tanto sulle reali cause di certe sofferenze che - basta leggere il rapporto e confrontare i dati relativi alla situazione naturalistico-ambientale del nostro continente - sono note da decenni, ma che continuano ad aggravarsi.
Quali sofferenze? Quali aggravi?
La situazione a volte critica della avifauna continentale è stata anche recentemente affrontata e ampiamente argomentata a Bruxelles, quando si è trattato di aggiornare la direttiva Uccelli. Con la conclusione a tutti nota, di cui si è fatta carico la Face per i cacciatori europei in sintonia con l'Intergruppo Biodiversità caccia e ruralità del Parlamento (Briano: "Le principali cause della perdita di biodiversità sono l'inquinamento, la distruzione degli habitat degli animali dovuta alla cementificazione, i cambiamenti climatici e l'invasione di specie aliene". Tanto è vero che che per quanto riguarda la direttiva), ci si sta indirizzando verso la revisione dei key concepts, per armonizzare le palesi distorsioni (soprattutto per l'Italia) provocate proprio da questa malcelata avversione nei confronti della caccia di centrali animaliste come la LIPU, che nel passato hanno gestito e/o orientato la ricerca sostituendosi spesso alla ricerca ufficiale. (Quando, addirittura, non è stato possibile distinguere le une dalle altre).
Gli aggravi sono sotto gli occhi di tutti, e spesso, quasi in contraddizione, denunciati anche (e non solo) dalla LIPU. La recente campagna a difesa dei suoli ne è la più palese dimostrazione, che fa seguito ai dati emersi sulla variegata situazione delle specie migratorie in Italia, che registrano in genere un ottimo stato di salute se frequentano territori incontaminati (boschi per gli uccelli silvani, oggetto di caccia e non), mentre denunciano (ovvie) riduzioni di presenze in ambienti "contaminati" dall'industria, anche agricola.
Un consiglio a queste anime candide. Se vogliono davvero contribuire alla difesa di quel patrimonio che fino ad oggi deve la sua presenza nello stivale quasi esclusivamente grazie alla caccia, invece di tollerare orde di guerriglieri che assalgono cittadini in regola con la legge, comincino a porre più attenzione ai disastri ambientali, quelli veri e quelli che perdavvero minano la consistenza e il futuro del patrimonio avifaunistico e non solo. Magari strappandosi platealmente i capelli come da tempo fanno quando contestano la caccia. Per la cronaca ricordiamo che questa non è, e non sarà, la posizione ufficiale della Commissione Ue, la quale si rifa solo alla Red list Iucn, tra le altre cose redatta anche da Birdlife.
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