Anche il neonato “Movimento animalista”, evidentemente ispirato al successo di quello a cinque stelle, vive di, e nelle, contraddizioni. A cominciare dagli affari della sua leader, l'ex Ministro del Turismo, che non si preoccupa poi molto di trattare pesce per il consumo alimentare (ha due società che allevano e vendono pesce, salmoni e gamberetti soprattutto), promuovendo tuttavia la dieta vegana nelle mense pubbliche.
I punti strategici del suo programma ricalcano pari pari le decine di proposte di legge da lei stessa presentate e immancabilmente arenate in Parlamento da anni: divieto circhi con animali, no agli allevamenti intensivi, no alla caccia, riconoscimento degli animali come esseri senzienti in Costituzione, pene severe per chi maltratta e uccide animali, sanità pubblica per i pet, divieto di mangiare conigli e cavalli e via discorrendo con propositi ascrivibili più a fantasilandia che alla vita della gente normale, e alle tante attività di imprenditori, allevatori, produttori e commercianti. E consumatori.
Con un nuovo slancio propositivo la Brambilla intende spiccare definitivamente il volo dal nido di Forza Italia, con il benestare dello stesso Berlusconi, che, presentando il nuovo partito alla stampa, promette il supporto ad ogni singola proposta. La ex ministra ha già raccolto uno stuolo di rappresentanti degli amici degli animali, che sgomitano per aderire al progetto. Tra i vip la stilista Fiona Swarovski (che lancia proprio in questi giorni una linea dedicata ai felini, e si fa immortalare con cuccioloni dalle zanne accuminate in braccio), la ex conduttrice Rita Dalla Chiesa, il comico Andrea Roncato, l'eccentrica Marina Ripa di Meana, che però su Repubblica precisa di mangiare carne per stare in salute e di non tollerare affatto i vegani.
Vi aderiscono esponenti (per lo più a titolo personale) di più di cinquanta associazioni animaliste. Persone di cui non sappiamo nulla, iscritte alla Leidaa (che è l'associazione della Brambilla stessa), Oipa, Animalisti Italiani, Animalisti onlus, Anpana, Animal Liberation e uno stuolo di micro organizzazioni collegate al business dei negozi, del piccolo commercio di prodotti per animali e dei canili pubblici e privati. Nomi noti: Carla Rocchi dell'Enpa e Walter Caporale di Animalisti Italiani, entrambi entusiasti della discesa in campo della paladina degli animali. La Lav, invece, elegantemente si defila "noi siamo apartitici".
Altre importanti realtà, almeno per ora, a quanto pare hanno dato forfait. Mancano tutti i colossi ambientalisti, Wwf, Lipu e via discorrendo. Si fa poi sentire il peso dell'assenza di Assocanili, che su Repubblica ha tuonato contro la Brambilla, evidenziando che “il movimento farà danni al vero volontariato, che ha tutt'altra identità e non usa gli animali come strumento politico di propaganda, facendosi fotografare con cuccioli in grembo (vedi la stessa Brambilla, il Berlusca, la Swarovski, la Boldrini, ndr)". "Lo sa che, quando studiamo lo stress animale, nove volte su dieci usiamo filmati o foto di cani in braccio a politici e persone famose?” dice Michele Visone presidente di Assocanili, che argomenta “sarebbe satato più opportuno fare una lista contro le false associazioni che oggi controllano il 75% del business del randagismo”.
Quindi i malumori non mancano. Il rischio, auspicabile, è che la Brambilla, presentandosi alle urne da sola (o quasi), rimanga con il cerino in mano, finalmente fuori dal Parlamento. Col solito Berlusconi che gli scipperà qualche punto percentuale per rimanere in sella.