La proposta di Calendario venatorio preadottata dalla Giunta regionale dell'Umbria è passata oggi alla III Commissione. Ora il calendario, sottolinea una nota ufficiale, potrà ora essere pubblicato e divenire operativo. Non hanno trovato accoglimento le proposte di modifica avanzate da Federcaccia, Enalcaccia, Arcicaccia e Anuu e le osservazioni della Federazione italiana della caccia.
L’assessore regionale Fernanda Cecchini ha illustrato il calendario spiegando che “è stato condiviso con la consulta venatoria e sottoposto a Ispra, che ha dato il via libera. Ci sono poche differenze rispetto al calendario degli anni precedenti che già rispecchiava le richieste dei cacciatori, le cui associazioni in 4 casi su 5 avanzano solo richieste di modifica molto marginali. Nel documento predisposto abbiamo tenuto conto delle indicazioni e delle direttive europee, per evitare ogni possibile impugnativa. Quindi non riteniamo di dover modificare la chiusura della quaglia (che a dicembre non c’è comunque) e neppure i carnieri. Per quanto riguarda la petizione, non pensiamo ci siano motivi per modificare le preaperture, unificando tutte le aperture mentre non è chiaro come ci si chiede di intervenire sulla caccia al cinghiale”.
LE PROPOSTE DI MODIFICA, LA PETIZIONE
Alla Commissione sono pervenute osservazioni dalle associazioni venatorie che esprimono “soddisfazione per il documento elaborato” ma richiedono alcune modifiche relative alla “chiusura della caccia alla quaglia, da riportare al 31 dicembre, e dei carnieri, portando a 50 capi per la quaglia e a 10 capi per l’allodola”. Alla Commissione è anche pervenuta una petizione con 394 firme, che chiede alla Regione di “adottare un'apertura unica a tutte le specie cacciabili a partire dal 17 settembre 2017 e per alcune specie valutare la possibilità di un prolungamento del prelievo venatorio fino al 10 febbraio 2018 esclusivamente da appostamento; per quanto riguarda il cinghiale, visto il regolamento regionale che ne disciplina la gestione, andrebbe predisposto un calendario che interferisca il meno possibile con le altre forme di caccia e che la presenza ed il prelievo venga ricondotta in un quadro di compatibilità ambientale e faunistica”. (Regione Umbria)