Sul numero di aprile/maggio de Il Cacciatore Italiano, Michele Sorrenti, tecnico dell'Ufficio Avifauna Migratoria di Federcaccia, spiega i propositi e le iniziative messe in campo da Fidc, Face e Fenaveri nell'ambito delle trattative europee sul processo di implementazione delle direttive Natura. La Commissione UE ha infatti deciso di non modificare le Direttive ma di definire un Piano d'Azione per rendere più agile e veloce l'applicazione dei principi sanciti, venendo incontro alle esigenze delle popolazioni dei Paesi membri Ue, senza snaturare le finalità di protezione e conservazione.
Fidc, che collabora insieme alla Face nella redazione del Piano d'Azione, propone anzitutto l'inserimento dello storno nelle specie cacciabili. Cosa possibile visto che il suddetto piano prevede la modifica degli allegati senza riaprire le direttive. "Nel nostro documento – precisa Sorrenti – abbiamo chiarito che l'inserimento dello storno sarebbe accolto con grande favore dai cacciatori italiani, a condizione che non si eliminino altre specie. D'altra parte la Commissione ha agito bene per le specie giudicate in declino, predisponendo i Piani di gestione, in cui s'identificano i fattori di rischio e le azioni da intraprendere per riportare le specie a una condizione favorevole, senza mai proporre divieti assoluti di caccia. In quest'ottica non dovrebbe essere un problema inserire lo storno, specie giudicata in uno stato sicuro in Europa".
Il documento ha inoltre segnalato altre specie che interessano i cacciatori italiani, e che sono in condizioni demografiche buone da poterne consentire la caccia, tuttavia, dice Sorrenti, "è sempre necessario valutare le situazioni con cui la Commissione deciderà di rendere possibili variazioni negli allegati".
Sulla caccia in deroga è stato richiesto di procedere a un censimento delle pratiche venatorie “tradizionali” presenti in Unione Europea, che oggi non possono essere praticate per i limiti posti dalla Direttiva, e di analizzarle a livello europeo per valutarne la praticabilità. Una volta accertata la possibilità di attuare una caccia in deroga, sarebbe utile consentire una percentuale più ampia delle soglie previste oggi dell'1 o del 5% della mortalità naturale, mentre resterebbero in atto tutte le prescrizioni previste all'articolo 9 lettera c) (controlli, condizioni di caccia, metodi, ecc) che ne assicurino la sostenibilità.
"Per questa possibile soluzione - spiega il tecnico Fidc - abbiamo proposto un comitato tecnico europeo", in cui il mondo della caccia sia rappresentato, che dia pareri sulla caccia in Ue. Il che significherebbe un coinvolgimento diretto del mondo venatorio, legando ad esempio la possibilità di esercitare una caccia in deroga all'impegno nel ripristino e conservazione di habitat idonei alle specie migratrici. In cambio i cacciatori potrebbero avere alcuni giorni di caccia in deroga a piccoli passeriformi oggi non consentiti. Così la riammissione di alcuni limicoli nelle specie cacciabili potrebbe incoraggiare il mantenimento delle zone umide in funzione alla ricettività per queste specie.
C'è poi la questione Key Concepts. Qui, vista l'intenzione della Commissione a procedere ai necessari aggiornamenti, la partita si giocherà inevitabilmente sulla partecipazione alle sedute del Comitato Ornis, per evitare in sostanza ciò che è successo in passato. Caldeggiata quindi quella dei tecnici delle associazioni venatorie legandola alla possibilità che la Commissione accetti i dati provenienti da tutte le fonti di studio e utilizzi un approccio transnazionale, perché le popolazioni che attraversano i vari Paesi sono spesso le stesse.
“Posso dire – spiega Sorrenti nel suo corposo articolo – che si sta formando una piccola breccia nelle convinzioni di molti politici e amministratori, cioè che i cacciatori sono impegnati nella conservazione degli habitat più di molte altre categorie di persone, e per questo partner indispensabili nella gestione della fauna. Quando questa convinzione si sarà fatta strada maggiormente nel mondo dei decisori, allora la specie cacciabile in più e il periodo di caccia saranno argomenti affrontabili serenamente e otterremo sicuramente successi. In Europa la strada è più facile, un lavoro più importante ci aspetta in Italia”, conclude il ricercatore di Avifauna Migratoria Fidc.
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