Nell'ambito dell'esame da parte della Camera della
Riforma sui Parchi, è stato approvato l'articolo 9 che
disciplina l'attività di contenimento nel territorio protetto. Gli Enti Parco potranno procedere agli abbattimenti anche reclutando cacciatori (appositamente abilitati). In aula durante il dibattimento si è creata una vera e propria bagarre proprio su questo punto, con gli interventi contrari all'abbattimento da parte dei diversi esponenti di area animalista, come la deputata di Sinistra Italiana Serena Pellegrino e i deputati del M5S.
Secondo il relatore della riforma invece questo articolo, rispetto all'attuale norma, "fa un passo in avanti ulteriore rispetto all'attuale normativa di settore, perché stabilisce che l'ente gestore debba redigere dei piani, previo parere obbligatorio e vincolante dell'ISPRA, che indica gli obiettivi di conservazione della biodiversità da raggiungere, modalità e tecniche, tempi per la realizzazione delle azioni previste".
Gli interventi, sia di cattura che di abbattimento - spiega Borghi - , devono avvenire per iniziativa e sotto la diretta responsabilità e sorveglianza dell'ente gestore e devono essere attuati dal personale da esso dipendente o da persone da esso autorizzate, previa abilitazione rilasciata a seguito di corsi di formazione organizzati dallo stesso ente e validati dall'ISPRA".
"Cosa significa, in pratica? Significa che se si certifica, per esempio, che la specie cinghiale è eccessivamente presente all'interno di un determinato areale e un determinato numero di capi deve essere eliminato per la tutela e la salvaguardia di quella biodoversità, l'ente deve intervenire in questo senso e, anche per finalità di risparmio della cassa pubblica, può attivare l'utilizzo di personale non direttamente dipendente per effettuare questo abbattimento. Altrimenti dovremmo assumere, a carico dell'erario, personale all'interno delle piante organiche dei parchi che dovrebbero compiere questo servizio che può essere validamente portato avanti, come peraltro fanno, già, attualmente, numerosi parchi nazionali".
Quindi, per risparmiare, si chiederà una mano ai cacciatori. Poi con il contenimento ISPRA potrà far fronte anche ai suoi problemi di bilancio. Lo ha detto lo stesso Borghi in Parlamento: "questa norma risponde ad alcune osservazioni fatte da diversi colleghi rispetto al finanziamento delle attività dell'ISPRA, stabilendo al comma 7 che una quota pari al 30 per cento dell'introito derivante dalla vendita degli animali abbattuti o catturati in operazioni di gestione deve essere versata dall'ente gestore a un apposito capitolo di entrata del bilancio dell'ISPRA per finanziare ricerche su metodi di gestione non cruenti della fauna selvatica e per l'esercizio delle attività previste dalla presente legge. Quindi, come vede, abbiamo cercato di contemperare tutte le sensibilità di tutte le esigenze ed è per questo motivo che riteniamo che questo testo di legge sia assolutamente equilibrato".