Ritrovati resti ancora più antichi: risalgono a 300.000 anni fa
I ricercatori dall’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia hanno ritrovato i resti del più antico Homo sapiens in Marocco, in un sito archeologico vicino alla costa atlantica. Per di più i resti del cranio e le ossa delle mascelle sono state datate a circa 315.000 anni fa, più di 100.000 anni prima di quanto si è pensato fino ad oggi. I reperti suggeriscono pertanto che è erronea la convinzione finora accreditata che l'homo Sapiens abbia avuto origine in Africa orientale circa 200.000 anni fa, ma semmai che i primi membri della specie si siano evoluti in tutto il continente.
I fossili ritrovati, come sottolinea la rivista Nature, mostrano una forma più allungata del cranio rispetto a quella degli uomini moderni, il che significa che il cervello era organizzato in modo diverso rispetto al Sapiens di centomila anni dopo. L'uomo di Jebel Irhoud (questa la località in cui sono stati rinvenuti i resti) aveva anche denti più grandi. I frammenti ossei, analizzati dall’Istituto Max Planck di antropologia evolutiva di Lipsia, hanno permesso di risalire anche alla dieta di questi primi uomini, quasi totalmente carnivora, a base di carne di gazzella, uova di struzzo, zebre, gnu ma anche molluschi di acqua dolce, istrici, lepri, tartarughe e serpenti.
“Sembra che fossero appassionati di caccia“, evidenzia Teresa Steele, ricercatrice dell’università della California, che ha analizzato i resti. I tagli e le fratture delle ossa più lunghe fanno inoltre pensare che gli uomini le rompessero per cibarsi del midollo.