Nel mese scorso due importanti avvenimenti hanno caratterizzato la vita associativa del Club Italiano del Colombaccio. Sabato 20 maggio si è svolta a Mondaino in Provincia di Rimini, la Festa dei Rilevatori di Progetto Colombaccio Italia una delle poche ricerche in Europa e unica in Italia sullo studio della migrazione del colombaccio. Questo Progetto a cura del Club Italiano del Colombaccio mirato a conoscere le dinamiche della specie colombaccio, si è potuto realizzare grazie alla collaborazione di un centinaio di cacciatori distribuiti in varie regioni del centro e nord Italia che da vent'anni durante il passo di ottobre raccolgono dati sulla migrazione del colombaccio e non solo. Questo incontro è stato voluto per fare il punto della situazione sulle nuove prospettive della ricerca e rendere merito a queste persone che gratuitamente ogni anno dedicano tempo prezioso alla "scienza" aggiungendo valore alla nostra comune passione.
Sabato 27 maggio si è svolto a Urbino un Convegno di valenza Internazionale dal tema: “Il Colombaccio nell’Europa Sud-Occidentale”. L’evento organizzato sempre dal Club con il patrocinio della Regione Marche e la sponsorizzazione della Benelli Armi, si è tenuto presso il teatro/cinema Ducale nel centro storico della bellissima cittadina marchigiana riconosciuta da tempo patrimonio mondiale dell’Unesco. Se l’affluenza del pubblico non è stata quella delle grandi occasioni, i contenuti delle relazioni sono stati di grande rilevanza scientifica.
Dopo i saluti dell’Avv. Francesco Paci, presidente del Club, sono intervenuti per la Francia Jacques Luquet (scrittore giornalista) e Michel Peyruseigt (presidente dell’associazione francese ANCP) e per la Spagna lo scienziato Dott. Antonio Bea Sanchez. I citati studiosi hanno parlato delle realtà venatorie delle loro nazioni, degli studi intrapresi sia sulla migrazione che sulla sedentarietà del colombaccio; in particolare il Dott. Bea ha parlato dei flussi migratori che riguardano varie direttrici europee e di esperienze di censimenti effettuate presso numerosi dormitori di colombacci situati nella Penisola Iberica (Extremadura ed Alentejo).
Il primo relatore italiano ad intervenire è stato il Prof. Enrico Cavina che collabora da alcuni anni con il Club e cura sul sito dell’associazione (www.ilcolombaccio.it) la rubrica Colombaccio Scientifico. Il Prof. Cavina ha presentato la ricerca che sta sviluppando insieme ad un gruppo di lavoro del Club e che riguarda vari aspetti della migrazione del colombaccio in Italia: la pubblicazione di questo studio, essendo la prima del genere in Italia, ha l’ambizione di gettare solide basi per future ricerche in questo campo, nonché dare vita ad auspicabili collaborazioni con altre nazione europee interessate al fenomeno della migrazione del colombaccio.
La dott.ssa Giulia Ricciotti del laboratorio di Biologia Marina e Pesca di Fano – Università di Bologna – ha presentato uno studio sul DNA di alcuni colombacci: studio che si prefiggeva di conoscere i siti di provenienza dei selvatici esaminati e anche le relazioni fra le varie popolazioni di colombacci di alcune nazioni europee quali Bulgaria, Estonia e Spagna. Lo studio è stato possibile a seguito dell’esame di una certa quantità di dita di colombacci abbattuti, sia migratori che stanziali. Il Club, attraverso il coordinamento del Dott. Paolo Rossi di Pesaro, ha partecipato al progetto fornendo all’Università di Bologna un certo numero di dita di colombacci abbattuti da settembre a novembre in varie regioni del nord Italia.
Un’altra interessante relazione è stata quella della Dott.ssa Carla Roselli, ricercatrice di Scienze Biomolecolari dell’Università di Urbino. La sua ricerca, volta ad identificare eventuali forme di inquinamento o radioattività nelle carni di colombaccio, ha dato evidenza agli elementi chimici contenuti nelle carni di selvatici abbattuti in alcune nazioni europee. Molto interessanti il metodo e i risultati.
Dopo la pausa pranzo c’è stato spazio per un dibattito al quale sono intervenuti numerosi partecipanti all’ incontro.
Come concludere questo breve spazio informativo? Semplicemente, affermando che la caccia tradizionale al colombaccio trova da parte del Club Italiano quell’attenzione che il selvatico certo merita: attenzione che non deve avere unicamente connotati venatori. Indubbiamente la specie columba palumbus gode ottima salute in tutto il paleartico occidentale e ciò è confortante, ma al contempo occorre avere bene a mente che proprio il colombaccio sta diventando uno dei selvatici più cacciati nell’intera Europa. Ecco che approfonditi studi su vari aspetti della vita del selvatico rappresentano “un’arma in più” della quale noi cacciatori tradizionali del secondo millennio dovremo saperci dotare per dare prospettiva alla nostra colorita passione. (Club Italiano del Colombaccio)