Mario Tozzi lo conoscono tutti. E' quel giornalista televisivo, che crede di essere il messia dell'informazione ambientalista, nominato contro la volontà delle popolazioni locali presidente del Parco dell'Arcipelago Toscano, vegetariano, anticaccia. Di recente ha pubblicato il suo anticaccia-pensiero sulla rivista "Consumatori" della Coop. Ma non gli è andata bene, tanto che la redazione del periodico ha dovuto pubblicare una delle tante proteste dei numerosi lettori e, in pratica, le proprie scuse ai cacciatori, che come è probabile in Toscana sono in molti, essendo la caccia in questa regione tradizionalmente popolare e radicata nella cultura della gente. Per rendere edotti i suoi assidui frequentatori, bighunter.it pubblica il tutto, collegandovi anche un "asterisco" dell'avv. Innocenzo Gorlani, insigne giurista, esperto di diritto collegato alla materia venatoria.
Ecco l’articolo di Mario Tozzi seguito dalla nota dell’avvocato Innocenzo Gorlani:
“Mala tempora currunt per la fauna selvatica del nostro Paese, visto che un manipolo di parlamentari, evidentemente a corto di cose più importanti su cui lavorare, vorrebbe rivedere la legge quadro sulla caccia (157/1992). Fra le tante amenità contenute in 8 (!) proposte di modifica ci sono: l’aumento delle specie cacciabili, che porterebbe a uccidere anche quelle protette dall’Unione Europea; l’allungamento del calendario venatorio, addirittura a tutto l’anno per alcune specie; depenalizzazioni e riduzioni di sanzioni anche per i bracconieri e per chi caccia specie protette. Vale la pena di ricordare che le proposte di modifica sono state pesantemente criticate non solo da tutte le associazioni ambientaliste, ma anche da quelle degli agricoltori e da una parte delle stesse associazioni venatorie. Ma si sa, una parte della lobby dei cacciatori - seppure ridotti a circa l’1% della popolazione italiana - non vuole rendere conto dei milioni di animali uccisi ogni anno. Ci si dimentica che la fauna selvatica resta patrimonio inalienabile della nazione, visto che in Italia l’attività venatoria non è un diritto costituzionale, ma si caccia in deroga e sotto speciali prescrizioni.
I cacciatori non sono tutti uguali e qualcuno disponibile al confronto c’è, però, la caccia continua a essere un’attività anacronistica e dannosa in territori i cui ecosistemi sono ridotti male come quello italiano. Sebbene i danni delle attività industriali (inquinamento) e agricole estensive (pesticidi) siano enormemente più pesanti, la caccia resta una ferita difficile da accettare per chi ha cuore l’ambiente, e porta con sé una serie di questioni di altro tipo che voglio qui riproporre. Aggiungo che, evidentemente, un bracconiere è sempre un cacciatore - anche se so bene che non tutti i cacciatori sono bracconieri -, e si sa che l’estinzione definitiva di molte specie animali negli ultimi 10.000 anni è stata causata dalla caccia. Ma forse il punto più delicato è del perché si caccia. E la risposta è terribile, nella sua crudezza: semplicemente perché chi caccia trae in qualche modo divertimento dall’uccisione di un altro vivente. Ho posto a molti cacciatori la stessa domanda e ho ottenuto sempre la stessa risposta, articolata nei seguenti punti: 1) amo i cani e le scampagnate, 2) ci si alza presto la mattina, 3) ci piace il profumo del bosco, 4) amiamo la pioggia e 5) amiamo camminare. Il tutto corredato da frasi-tipo come “nessuno più dei cacciatori ama la natura” o “tanto non si prende più niente”. Allora, perché non mantenere tutte queste ottime attività e armarsi di macchina fotografica per immortalare le proprie capacità, abbandonando il fucile? Nessuno ci riesce, perché in realtà è troppo forte il desiderio di esorcizzare la morte attraverso l’uccisione di un altro incolpevole vivente. Insomma rinunciano a tutto, ma non al fucile. Purtroppo, in ultima analisi, non c’è nessun’altra spiegazione che il divertimento della morte: un divertimento che, qualcuno, vorrebbe addirittura ampliare.”
Mario Tozzi
L'”asterisco” dell'avv. Gorlani
"Su una cosa sono d'accordo con Tozzi: come lui non sono cacciatore, pur occupandomi di problemi di caccia.
Su un'altra cosa sono (quasi) d'accordo con lui: sul numero esorbitante di disegni di legge - dice otto, ma si scrive 16 - e tutti più o meno puntano a modificare la legge 157 in peius, vale a dire aumentando vertiginosamente i giorni di caccia e ridando la mobilità ai cacciatori.
Ne ricavo che Tozzi si accorge che la 157 è una legge provvida. Peccato che se ne sia reso conto soltanto ora, dopo averla avversata come tutti gli ambientalisti e protezionisti e animalisti. Visione miope: perchè la legge dell'on.Rosini mirava a responsabilizzare i cacciatori chiamandoli a gestire - beninteso, non in via esclusiva - il territorio agro-silvo-pastorale. La gestione faunistico-venatoria, la scelta obbligatoria della forma di caccia, la densità venatoria e soprattutto la pianificazione e programmazione faunistico-venatoria erano, e sono, gli obiettivi della legge: ma Tozzi li ha mai condivisi? E infatti oggi i cacciatori tendono a liberarsi dagli oneri di gestione che richiede attenzione e cura per la fauna selvatica e per il territorio.
Tozzi dice che la caccia non è un diritto costituzionalmente garantito: come dargli torto! Ma non lo è anche la pesca (sportiva), lo sci, lo stadio, il fumo, ecc. che si praticano comunemente danneggiando o impoverendo l'ambiente, il paesaggio, la sicurezza, la quiete urbana, ecc. Ma una società civile si pone il problema del giusto equilibrio tra esigenze e opzioni contrastanti.
Tozzi pone - alla fine - il nodo ideologico o morale della caccia: e qui sorge il problema.
E una alternativa secca: vuol difendere con me la 157 abbandonando i primitivi ostracismi o preferisce inseguire l'obiettivo della abolizione della caccia ? Glielo chiedo da non cacciatore.
Avv. Innocenzo Gorlani
LA REPLICA DEI LETTORI
Di seguito, quanto invece pubblicato sul sito coop Consumatori, sempre in risposta al detto articolo:
Gentilissimo Tozzi,
è da tanto tempo che non mi prendo più la briga di scrivere di caccia, ma il suo articolo su Consumatori merita una riflessione. Sono un socio Coop e anche cacciatore. Premesso che parte della caccia è indifendibile, chi è “contro” vuole una spiegazione del perché uccidiamo e spiegandolo cadiamo spesso nel ridicolo, come lei puntualmente riporta nel suo articolo. La parte indifendibile della caccia è quell’enorme ma temporalmente minimo momento in cui premiamo il grilletto e procuriamo la morte ad un essere vivente.
Non è procurare la morte che ci dà piacere, anzi! Non voglio dirle cosa significa per me cacciare le beccacce in montagna, quello che provo e perché lo faccio. Ciò che deve interessare l’opinione pubblica è quello di cui dobbiamo rendere conto: procuriamo danno all’ambiente e alla fauna selvatica?
Confondere il cacciatore col bracconiere è come dire che la grande categoria degli automobilisti è paragonabile al pirata della strada: il cacciatore è colui che “uccide gli animali” secondo delle regole etiche ed ambientali proprie e rispetta le leggi italiane, il bracconiere è il pirata della strada; lei sta dicendo no al cacciatore serio, il bracconiere continuerà per la sua strada ancora più contento.
Questo cacciatore, lei non può non saperlo, non ha sterminato animali o distrutto ecosistemi: il numero di tante specie selvatiche (non parlo di animali d’allevamento) è direttamente proporzionale alla sua presenza sul territorio. Ciò che è importante è la salvaguardia dell’ambiente nel rispetto delle specie animali, senza ambiente non esistono animali selvatici.
È sicuramente per voi doloroso ammettere che per la salvaguardia di alcune specie animali l’uomo è costretto ad uccidere: gli ungulati di casa nostra o gli elefanti dell’Africa ricordano qualcosa?
Lei mi sembra che le risposte le conosca tutte. Il nostro mondo capitalista è un enorme macello di animali dove si uccide più per soddisfare il piacere del nostro palato che per il reale fabbisogno alimentare; facciamo vivere gli animali dentro a dei lager e il surplus di carne, piuttosto che venire utilizzata per chi ha bisogno, viene trasformata in mangime per erbivori!
Però c’è una categoria di persone che si arroga il diritto di decidere quali sono gli animali di seria A e quelli delle serie inferiori. A differenza di queste persone penso di essere meno ipocrita: so cosa vado a fare quando entro in un bosco con il fucile, quando mi siedo a tavola riesco a capire se sto mangiando una mela o un essere vivente che qualcuno per me ha ucciso; ancora prima, mentre faccio la spesa all’Ipercoop, se compro pesce o carne sono consapevole che prima di finire in bella mostra sui banchi erano esseri viventi.
Non mi riferisco a lei ma penso che molti ambientalisti, in nome dell’anticaccia, abbiano fatto ottime carriere politiche pensando più al loro bene che a quello dell’ambiente; dico questo perché se si vogliono contestare le modifiche alla legge 157, anche a ragione, mi sembra per questo non corretto prendere lo spunto per dire “no alla caccia”, affermare che anche il bracconiere è cacciatore e sapere con tanta certezza che il nostro piacere risiede nell’uccidere un essere vivente. Mi permetta un ultima domanda a lei che le risposte le conosce tutte: siamo un po’ tutti contro la caccia per purificarci dalle nostre colpe nei confronti degli animali?
Italo Bernardini
La risposta di Mario Tozzi:
Essendo vegetariano Mario Tozzi non ha alcuna colpa verso gli animali.
Le “scuse“ della redazione:
La rubrica che, sul numero di Consumatori del dicembre scorso, Mario Tozzi ha dedicato a motivare le sue critiche alla caccia ha provocato diverse reazioni. Alcune positive, la maggior parte negative. Tra queste, per dare il giusto spazio a chi la pensa diversamente da lui, abbiamo scelto di pubblicare la lettera del signor Bernardini. Come redazione non entriamo nel merito del dibattito, perché ci preme invece sottolineare un importante aspetto, diciamo così, metodologico. Da anni “Consumatori” ha scelto di essere una rivista aperta, che fa informazione a 360 gradi e che non si limita solo a riferire e parlare di ciò che fa e dice Coop. Per questo intervistiamo esperti, economisti, sociologi, ambientalisti e, sempre per questo, abbiamo scelto di avvalerci (senza censure) della collaborazione di personalità esterne (tra cui Mario Tozzi, Eugenio Del Toma, Massimo Montanari o Elle Kappa con le sue vignette) che propongono il loro contributo mensilmente, come avviene in ogni rivista o giornale. Riteniamo che gli articoli di queste persone siano dei contributi alla informazione, alla discussione e al confronto. Ovviamente non significa che questi interventi esprimano una posizione ufficiale di Coop: né sulla caccia, né su tanti altri temi della vita economica e sociale del nostro paese di cui ci siamo occupati. Capita che a volte su ciò che scriviamo ci siano dissensi. Sempre sul numero di dicembre c’è chi ci ha scritto criticando il nostro servizio sui temi dell’immigrazione (perché poco attento ai problemi che dall’immigrazione derivano per gli italiani).
Ciò ci pare attenga alla normale dialettica e al confronto di idee che è il sale della vita civile di un paese. Per questo abbiamo deciso di correre qualche rischio in più, come rivista, non limitandoci ad essere il bollettino di ciò che pensa Coop. I sondaggi che abbiamo fatto in questi anni ci hanno confortato nella nostra scelta, visto il gradimento che la rivista riscontra mediamente tra i suoi lettori. Ovviamente ci capita di sbagliare e sappiamo che si può sempre far meglio. Ma sappiamo altrettanto bene che, essendo i soci Coop oltre 6 milioni, il pluralismo, la differenza di punti di vista, si parli di caccia o di altri temi, è ovviamente inevitabile. Per questo, a chi ci ha scritto prendendosela con Coop “perché è contro i cacciatori”, rispondiamo che ci spiace molto di questo equivoco e speriamo di aver così chiarito lo spirito che anima il nostro lavoro e le nostre scelte.