Riceviamo e pubblichiamo:
La sentenza animalista della Corte Costituzionale pone fine alla gestione della biodiversità Per fare un dispetto ai cacciatori distrutto il lavoro di 20 Regioni italiane
Con tutti i problemi che abbiamo in Italia, da oggi le nostre forze dell’ordine dovranno anche occuparsi del contenimento delle cornacchie e dei cinghiali. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale della Repubblica Italiana, con apposita sentenza che accoglie il ricorso, presentato da Wwf Italia e altre associazioni animaliste, che riconosce l’illegittimità di ogni legge regionale sulla caccia e, contestualmente, vieta ogni forma di prelievo al di fuori dei limiti temporali stabiliti dalla legge quadro 157/92. Il che, tradotto, vuol dire che dalla cornacchia al cinghiale non si potranno più svolgere interventi di contenimento a caccia chiusa; o meglio, potranno effettuarli solamente gli agenti di pubblica sicurezza, ex corpo forestale dello Stato, polizia provinciale e altri pubblici ufficiali. I quali, come noto, sono già sottodimensionati e pressati da incombenze di ben altro carattere. Quindi, il risultato di questa sentenza è un ulteriore attacco al mondo venatorio ma anche a quello agricolo, dato che da oggi non si potranno più svolgere attività concrete di prevenzione dei danni alle colture; ma anche il mondo ambientalista avrà poco da ridere, dato che la Corte Costituzionale ha conferito, di fatto, alle cornacchie il diritto di cibarsi di milioni di uova e uccellini nei nidi.
Come associazione venatoria ci chiediamo: a chi giova una sentenza del genere? Le regioni italiane, tramite gli Atc attivi sul territorio, hanno tutte provveduto a formare ed esaminare selettori e coadiutori scegliendoli fra i cacciatori più corretti ed istruiti. Di più: questi cacciatori, per poter essere abilitati ad intervenire sulle varie specie problematiche, hanno pagato di tasca propria i vari corsi organizzati dagli Atc e dalle Regioni, animati dalla volontà di contribuire alla corretta gestione degli equilibri ambientali e da uno spirito di servizio esemplare. Oggi, grazie alla sentenza di un magistrato che dà adito e spazio ad un manipolo di animalisti, le varie disposizioni regionali calibrate sulle differenti realtà territoriali, dunque specifiche e funzionali ad ogni singolo territorio, cessano di avere vigore lasciando, di fatto, tutta la gestione alla malora.
Federcaccia è già al lavoro con il proprio ufficio legale per cercare la migliore soluzione possibile a questa sentenza che, di fatto, non fa il bene di nessuno, in quanto mina le attività legislative di 20 Regioni italiane, crea danni alle colture su tutto il territorio nazionale e riduce la biodiversità, lasciando mano libera a tutte le specie opportuniste che, prive di controllo e contenimento, sono padrone di imperversare. E tutto per fare un dispetto a noi cacciatori…?
Se l’ambientalismo italiano è questo non è un caso che l’Italia sia uno dei Paesi più cementificati del Mondo.
Ufficio Stampa Federcaccia Umbra – per la Sezione Comunale di Spoleto