Riceviamo e pubblichiamo:
Mentre le associazioni venatorie portano avanti proposte e, certo, criticano anche l'operato delle istituzioni quando non sono d'accordo, la Regione Toscana sceglie di non parlare di politiche venatorie ma di diffamare i vertici delle associazioni venatorie. Una cosa mai vista, che denuncia il livello infimo a cui è giunta la Regione del Presidente Rossi e dell'Assessore Remaschi.
Siamo arrivati davvero alla frutta: un Dirigente pubblico che dovrebbe essere super partes, dichiara una guerra personale alle Associazioni Venatorie che rappresentano migliaia di cittadini-cacciatori. Con quale autorità si permette di attaccare personalmente i rappresentanti dei cacciatori italiani nell'esercizio delle proprie funzioni? Gli Assessori devono rispondere delle loro posizioni ai propri elettori e se sbagliano non verranno rivotati, mentre i funzionari pubblici sono inamovibili e quindi non possono permettersi certe ingerenze.
Una evidente difficoltà, quella del Dirigente, che mette in atto reazioni irose e rancorose da parte di chi dovrebbe tutelare gli interessi di tutti. Forse per questo sforna norme difficilmente comprensibili, l'ultima delle quali riguarda un accordo con Enci dove chi paga saranno solo i cacciatori e per far cosa? certificare con pezzi di carta cani già bravissimi solo per spendere soldi, balzelli inutili come quelli per il famigerato cane limiere, diventata ormai una barzelletta tra i cacciatori toscani.
Riteniamo che questa presa di posizione da parte degli Uffici sia un ostacolo insormontabile per arrivare ad una gestione faunistica che dia risposte agli agricoltori che soffrono un aumento dei danni senza precedenti, ai cittadini che rischiano ormai la vita con continui incidenti stradali e persino attacchi diretti degli animali ed agli stessi cacciatori che oggi si sentono presi in giro da chi gioca a risiko nel chiuso dei propri uffici spostando i confini degli Atc, le zone nere e bianche ed inventandosi una tassa nuova ogni giorno come se fossero in un laboratorio di ricerca.
Potremmo divulgare le bozze di lavoro degli Uffici, cosicché ogni cacciatore potrebbe accorgersi delle amenità e dei pericoli che le associazioni hanno sventato e stanno cercando in tutti i modi di sventare in questi due anni, come quella, ultima, degli appostamenti fissi di altezza non superiore ai due metri: una vera castroneria che non ci saremmo mai aspettati.
Le uniche proposte sensate e che danno corpo agli atti della Regione sono venute dalle Associazioni Venatorie e non dagli Uffici.
Emerge chiara la pochezza degli esperti, dai loro stessi dati emerge il fallimento totale della legge obiettivo, altro che aumento del 25-30% degli abbattimenti!
La situazione è talmente grave che non solo c'è stata una manifestazione degli agricoltori e dei cacciatori per protestare contro le politiche della Regione come non si erano mai viste da decenni, ma addirittura gli stessi cacciatori si stanno organizzando per bloccare ogni attività di controllo sugli ungulati a livello regionale.
La verità fa male quando si legge sui giornali.
Libera Caccia ha da poco rinnovato i propri vertici locali e nazionali: esprime tutta la propria solidarietà al Vicepresidente Nazionale Sisto Dati che ha fatto un lavoro enorme nella strenua difesa della tradizione della braccata e non ha certo bisogno dei suggerimenti di nessuno. Pensiamo che il dott. Banti non si possa permettere di andare oltre il proprio ruolo trascinando nel fango tutta la Regione Toscana, e ci chiediamo che cosa ne pensano di tutto questo l’Assessore Remaschi e lo stesso Presidente Rossi.
Ad oggi, dopo una brutta legge, non abbiamo il nuovo regolamento (completamente riscritto dalle associazioni venatorie e che varrebbe la pena divulgare nella sua versione partorita dagli uffici regionali per farla leggere agli amici cacciatori) in compenso abbiamo norme che, se non corrette, rischiano di scippare i capanni a chi si scorda di pagare entro il 28 febbraio (mai successo prima) ed abbiamo un vero capolavoro sugli Atc: ci sono molte zone in Toscana dove i cacciatori hanno pagato per un Atc che non esiste più, ha cambiato nome, e si ritroveranno ad andare a caccia con le famose "paline" con scritto sopra il numero di un Atc che non è quello per cui hanno pagato, quindi rischiando multe salate e in caso di incidenti di caccia anche il penale. Frutto questo di chi si diverte a cambiare i confini degli Atc, dopo anni di accordi sul territorio che garantivano equilibri delicati, senza pensare ai costi di questa operazione, chi pagherà per questo? chi pagherà per rifare tutte le "paline" e metterle in opera? ma certo, gli Atc con i soldi dei cacciatori!!
Ovviamente il comunicato del dirigente regionale sarà vagliato attentamente dagli uffici legali della Libera Caccia.
Per ANLC Libera Caccia Toscana
Presidente Regionale
Alessandro Fulcheris