Nel mese di novembre 2016 i ricercatori
Luciano Bani,
Massimiliano Luppi e
Valerio Orioli del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e della Terra (DiSAT) dell’Università degli Studi di Milano Bicocca (UNIMIB) hanno pubblicato la
relazione inerente il
monitoraggio dell’avifauna nidificante in Lombardia analizzando i dati raccolti
dal 1992 al 2016.
Lo studio prevede la raccolta di dati ornitologici e ambientali in punti d’ascolto georeferenziati nell’intero territorio regionale durante il periodo di nidificazione degli uccelli. Tutto nasce nel 1992 quando la DG Agricoltura della Regione Lombardia riconosce l’utilità di uno studio quantitativo dell’avifauna sul territorio regionale durante la stagione di nidificazione, promuovendo così l’avvio di un monitoraggio a lungo termine delle popolazioni nidificanti sul territorio. Questo progetto, nonostante alcune interruzioni nei primi anni di esecuzione, rappresenta oggi il programma di monitoraggio quantitativo dell’avifauna nidificante su ampia scala più longevo d’Italia. Tale progetto, per la vastità e la diversità ambientale del territorio indagato, è in grado di fornire una valutazione approfondita ed esauriente delle dinamiche di popolazione delle diverse specie di uccelli che si riproducono sul versante meridionale delle Alpi e nella Pianura Padana.
Il database faunistico utilizzato in questa ricerca comprende dati sull’avifauna nidificante in Lombardia raccolti dal 1992 al 2016 in progetti con differenti piani di campionamento, escludendo però i dati relativi agli anni 1993, 1994, 1997 e 1998 poiché troppo scarsi e/o localizzati per poter ottenere stime attendibili delle popolazioni.
75 le specie analizzate, di cui 20 mostrano un declino numerico avendo un tasso medio annuo negativo e significativo. Si tratta di: allodola, passera d’Italia, nitticora, cardellino, verdone, rondine, nibbio bruno, cutrettola, averla piccola, aassera mattugia, usignolo di fiume, torcicollo, rondone, luì piccolo, regolo, balestruccio, gallinella d’acqua, organetto, ballerina bianca, storno e scricciolo. Sempre tra le 75 specie analizzate, 28 mostrano invece una crescita significativa e 5 quasi significativa della popolazione a scala regionale, nel lungo periodo.
Di queste, 10 mostrano un importante incremento, con una tasso di crescita medio annuo superiore al 5%. Sono
colombaccio,
tordo bottaccio, fagiano comune, tordela, picchio rosso maggiore, gazza, fiorrancino e
cincia bigia.
Osservando i gruppi ecologici quello più problematico, ossia con il maggior numero di specie in regresso, è rappresentato delle comunità ornitiche che si riproducono all’interno degli agro ecosistemi. Inoltre, 13 su 27 possiedono un andamento negativo a lungo termine. In ogni caso anche le comunità ornitiche urbane denotano sofferenza poiché 3 delle 5 di questo gruppo appaiono in significativo calo. Decisamente migliore la condizione delle specie che abitano in ambienti semi-naturali, come gli ambienti forestali oppure gli ambienti aperti di media e alta quota, dove la pressione antropica è minore rispetto alla pianura. Per quanto riguarda i gruppi fenologici, invece, le popolazioni con il miglior status di conservazione sono quelle relative all’avifauna residente, con ben 10 specie su 22 che mostrano un andamento positivo e soltanto 3 in regresso. Per contro, circa un terzo dei migratori a corto e lungo raggio hanno popolazioni in diminuzione significativa. (
Walter Sassi, AnuuMigratoristi)