Spulciando sul web, abbiamo trovato nello spazio dedicato alla corrispondenza del quotidiano
La Nazione, due
posizioni anticaccia che vogliamo riproporvi. La prima rispecchia purtroppo la
confusione sommaria e superficiale di tanti che si dichiarano animalisti e ambientalisti ed è tratta da una lettera di Massimo Castellari, che critica le dichiarazioni del
Presidente della Regione Claudio Martini in merito
all'assurdità dell'ipotesi di abolire la caccia, non meno di quanto lo sarebbe eliminare le auto per risolvere il problema degli incidenti stradali. Il signor Castellani, cadendo spesso in contraddizione con sé stesso, afferma che la caccia dovrebbe essere abolita non tanto per gli incidenti che talvolta comporta, ma
in quanto attività “immorale e vigliacca”. Una condanna totale che contrasta con queste altre parole che poche righe sopra ne sovvertono il senso: “riconosco che la morte di un fagiano per una fucilata è meno penosa di quella di un pollo al quale, quando va bene, girano il collo. La morte di una lepre per una fucilata, poi, è meno penosa di quella di un coniglio accoppato. E quella di un cinghiale è meno penosa di quella di un suino”.
La seconda è di Olga Mugnani, Vicecaposervizio de La Nazione che, anche se dichiaratamente anticaccia,
ci riporta ad una dimensione di equilibrio rimarcando la dignità umana dei cacciatori. “Conosco molte persone perbene che hanno la passione della caccia“ ci dice. “Molti cacciatori – scrive rispondendo allo stesso Massimo Castellani - sono
davvero convinti ambientalisti e quando sono a spasso col loro cane (o anche senza) riescono davvero a entrare in sintonia con la natura”. Un ragionamento in questi termini è utile per confrontarsi, anche su posizioni opposte, partendo dal presupposto che il cacciatore non è un assetato assassino, ma semplicemente un uomo, che in quanto tale, pone su piani diversi se stesso e gli animali e
trova proprio per questo un equilibrio perfetto con la natura. Quante altre categorie al giorno d'oggi possono affermarlo?