Anche se non si capisce bene cosa c'entrino caffè e animali, la storica azienda pistoiese Torrefazione T.N.Y Spa , proprietaria del marchio "Caffè New York “, ancora una volta pubblica a sue spese sulle pagine toscane del quotidiano Il tirreno una campagna anticaccia. Se nel 2016 si schierava contro la legge obbiettivo, paventando pericoli nelle campagne per il numero di cacciatori in circolazione, ora fa sapere di aver salvato un cinghialetto orfano della madre uccisa dai cacciatori. La cosa ha suscitato lo sdegno dei cacciatori e alcune associazioni venatorie toscane hanno ritenuto di dover rispondere alla provocazione.
La Segreteria toscana della Libera Caccia scrive: "si potrebbe sorridere amaramente di questa trovata pubblicitaria, scuotendo la testa come si conviene di fronte a simili tentativi di solleticare facili pietismi nella clientela, ma davvero questa volta riteniamo si sia toccato il fondo della bassezza culturale e dell’ipocrisia. Intanto ci piacerebbe sapere come ha saputo che il terribile misfatto sia stato compiuto dai cacciatori, dove e quando (la informiamo, sig. Caffè New York che nel caso di illazione la quereleremo). Ma vorremmo entrare nel merito della questione: lo sa, sig. Caffe New York , che i cinghialetti, come quello da lei tanto amorevolmente salvato, sono un vero e proprio flagello per la regione Toscana, distruggono milioni e milioni di euro di colture pregiate e provocano circa 800 incidenti stradali l’anno, con centinaia di feriti e purtroppo anche qualche vittima? E’ facile fare del pietismo peloso e della bassa demagogia animalista come la sua, cercando di suscitare l’emozione del momento nel pubblico che legge, ma ci chiediamo sinceramente cosa c’entri tutto questo con la tazzina del caffe. Voleva salvare i cinghiali , sig. Caffè New York voleva salvarne tanti, tantissimi? Poteva spendere il suo denaro per rifondere i danni agli agricoltori e di conseguenza, meno ipocritamente, avrebbe contribuito a salvare molti più cinghiali invece di investirlo in una così miserevole pubblicità. Ci piacerebbe inoltre ricordarle alcune cosette che magari, travolto dal suo sacro furore animalista, si è dimenticato. Innanzitutto Lei, sig. Caffè New York, non può “salvare” il cinghialetto, né può detenerlo, né può sfamarlo perché tutte queste attività sono tassativamente vietate dalla legge e punite penalmente. Quindi, sig. Caffe New York, lei sta facendo un’azione profondamente illegale che abbiamo già provveduto a segnalare alle autorità competenti. Il cinghialetto , proprio in quanto animale altamente problematico e pericoloso, non può essere allevato e custodito da nessuno né tantomeno liberato. L’unica sorte che potrà subire, e di questo sig. Caffè New York lei ne porta la responsabilità , sarà quella di essere richiuso a vita in un angusto recinto all’interno di un Centro Recupero Animali. Questo per ricordarle che gli animali selvatici sono sottoposti ad una rigida legislazione e non possono essere usati come giocattolini per selfies pubblicitari. Per concludere, ci consenta di darle un suggerimento di natura economica: se l’idea di sponsorizzare la salvezza del cinghialetto è stata del suo agente pubblicitario, lo licenzi immediatamente in tronco perché la diffamazione di un’intera categoria , quella dei cacciatori che in Toscana , compresi familiari , conta circa trecentomila persone, le costerà una bella fetta di mercato; le assicuriamo, e su questo può contarci davvero, che da oggi tutte queste persone rifuggeranno dal suo caffè diffamatorio , per gustarsi , durante piacevoli battute di caccia, le amabili e profumate tazzine della concorrenza".
Interviene anche un comunicato delle Associazioni Venatorie della Provincia di Pistoia (Anlc, Arci, Fidc), dal titolo "Pubblicità regresso". "L’uso di animali in stato di sofferenza per scopi commerciali - scrivono - è sempre stato oggetto di condanna da parte delle associazioni animaliste ma evidentemente questa regola non è così assoluta. Ovviamente non conosciamo i retroscena del “salvataggio”, quindi diamo per buono che la scrofa di cui parla il manifesto sia stata abbattuta in ambito venatorio. Sono molti i modi in cui al giorno d’oggi può morire un cinghiale e, in questa stagione, la caccia è sicuramente il meno probabile. Al momento, infatti, si applicano soltanto il prelievo in caccia di selezione, per limitare i capi presenti nelle vicinanze delle aree urbane, e gli interventi di controllo ove si configurino danni alle coltivazioni o pericoli per l’incolumità delle persone. Quello che ci fa ugualmente piacere è che qualcuno, imitando i cacciatori che procedono in tal senso tutto l’anno, si sia preso carico di una parte del nostro patrimonio faunistico. Noi lo facciamo con tanta buona volontà ma risorse molto scarse, per specie cacciabili e non. Se qualche imprenditore illuminato volesse contribuire ai nostri sforzi, noi siamo a disposizione, sapremmo fargli certamente una buona pubblicità…".