Si è tenuto all'Oasi di Cannevié, nel Ferrarese, un incontro organizzato dall’Ufficio avifauna migratoria-Fidc, coordinato dal vicepresidente nazionale Lorenzo Carnacina.
Michele Bottazzo, di Veneto Agricoltura, ha parlato di “Territorio e fauna – Un legame inevitabile”, citando l’esempio dell’azienda sperimentale di Vallevecchia, tra Caorle e Bibione, in cui la convivenza tra agricoltura e tutela fauno-paesaggistica hanno raggiunto un equilibrio che produce anche reddito.
Michele Sorrenti, componente dell’Ufficio, si è intrattenuto sui dati dei prelievi di beccaccino e frullino e sull’importanza dei Diari di caccia come fonte per la ricerca, annunciando un prossimo intervento su tale argomento in un convegno in terra francese.
Alessandro Tedeschi, di Amici di Scolopax, ha raccontato come sia cambiato l’approccio, da parte del mondo venatorio italiano, allo studio della beccaccia grazie a iniziative come “AliRegAli” e all’uso della telemetria satellitare, che hanno portato il nostro Paese da fanalino di coda nel settore a riferimento scientifico di pregio.
Daniel Tramontana ha tratteggiato gli obiettivi strategici e i settori di attività dell’Ufficio, tra i quali, ha sottolineato, quello molto apprezzato dai dirigenti federali di punto di riferimento di molte Regioni per la stesura dei calendari venatori. Ultimo dei relatori Dario Buscema, del Servizio caccia e pesca della Regione Friuli-Venezia Giulia, che dal suo particolare punto d’osservazione, prima di fornire i dati sui prelievi nella sua regione, ha evidenziato “il disagio del mondo venatorio per la mancanza di punti di riferimento che non siano solo ‘sindacali’, ma soprattutto proponibili nelle sedi tecnico-decisionali, e l’Ufficio avifauna migratoria può soddisfare questa esigenza”.
A Carnacina il compito di evidenziare lo scopo della riunione: “È stata una giornata di lavori preparatoria ad altre iniziative come convegni e corsi di aggiornamento, uno scambio di idee tra operatori del settore su come impegnarsi nella comunicazione. E, soprattutto, sul come attuarla, visto che abbiamo e avremo sempre più interlocutori diversi: non possiamo parlare allo stesso modo con i nostri iscritti per formarli, con le Istituzioni per guidarle, con i nostri dirigenti per aggiornarli e con esperti ornitologi per accreditarci scientificamente. Dobbiamo riuscire a elaborare linguaggi differenti per essere compresi sia al nostro interno che all’esterno, a livello nazionale e internazionale, per trovare spazio non solo nei nostri organi d’informazione. Se vi riusciremo, ricerca e difesa delle tradizioni venatorie coincideranno”.