Dopo Vassallo e Rizzi, condannati per le loro intemperanze e il loro carattere aggressivo, un altro animalista famoso, Antonio Colonna, finisce sui giornali per una condanna penale ricevuta in questi giorni. Il Tribunale di Pavia lo ha condannato ad un anno e sei mesi (pena sospesa con la condizionale) dopo essersi spacciato guardia venatoria ed aver eseguito, senza essere in possesso dei requisiti necessari, il sequestro di alcuni uccelli ai danni di un esercizio commerciale.
A darne notizia è anche una nota del Sivelp, il sindacato dei veterinari liberi professionisti, ricordando che Colonna, insieme all'Onorevole Bernini, del M5S, aveva lanciato e sostenuto la proposta di dare vita a una serie di farmaci generici anche in campo veterinario.
Le sue alte frequentazioni, (oltre all'Onorevole grillino Paolo Bernini, famoso per aver licenziato un proprio collaboratore perché non vegano, Colonna è conosciuto come collaboratore della Brambilla, come dimostra la foto qui pubblicata, dove appare con tanto di pettorina della Leidaa, l'associazione fondata dall'ex Ministro), gli hanno garantito finora una grande visibilità mediatica, tanto da essere frequentemente citato, con le sue innumerevoli battaglie per gli animali, dai giornali e dalle tv.
Il quotidiano La Repubblica non più di qualche settimana fa, dando notizia del sequestro di alcuni cuccioli importati illegalmente, lo intervistava presentandolo come "specialista in procedure giudiziarie e interventi per la tutela animale", esaltando la sua azione a fianco dei Carabinieri (Forestali), senza per altro dar conto del procedimento a suo carico (l'articolo porta la firma della giornalista animalista Margherita D'Amico). Molte inoltre le apparizioni di Colonna su Striscia la Notizia.
Secondo quanto riferisce il Sivelp, confermato per altro da diverse altre fonti stampa, dopo l'illecito sequestro, Colonna, insieme ad un'altra finta guardia, Maurzio Faccio, avrebbe liberato nelle campagne circostanti i 156 uccelli d'allevamento, condannandoli a morte certa.
I fatti risalgono al 2008, i due si presentarono al negoziante come guardie venatorie. "Hanno preteso che venissero consegnati tutti gli esemplari di volatili autoctoni: cardellini, ciuffolotti e verdoni – ricorda uno dei titolari, Gianmario Corbella – ipotizzando che non fossero animali di allevamento, ma catturati da noi di frodo nelle campagne di Vigevano e Lomellina".
Gli uccelli avevano gli anellini di metallo alle zampe, come prevede la normativa. "Saranno morti tutti in breve tempo", dicono ora i negozianti, i quali in questi lunghi anni hanno dovuto far fronte ad un notevole danno di immagine, per essere stati esposti alla gogna mediatica, oltre a dover avuto affrontare un pesante processo per maltrattamento animale a loro carico, conclusosi poi con l'assoluzione con formula piena perchè il reato non sussiste.
Da accusatori a condannati. Le posizioni nel processo si sono poi completamente capovolte con la condanna delle due guardie per calunnia. Fortunatamente, anche se ci sono voluti anni, giustizia è stata fatta. I titolari si erano costituiti parte civile chiedendo 35mila euro di danni, ma il giudice al processo penale non ha riconosciuti una provvisionale (anticipo) sui danni che dovranno essere valutati in una causa civile.
Colonna è inoltre stato accusato speculare sugli animali sequestrati. L'accusa, mossa da alcune volontarie animaliste e tutta da verificare, è quella di fare affari con le richieste di denaro per l'adozione dei cani sequestrati.