Le associazioni regionali del Lazio Anuu, Fidc, Eps, Anlc, Enalcaccia, Italcaccia, Arcicaccia, Coldireti, Confagricoltura e Cia rispondono unite alle strumentali richieste di sospensione dell'attività venatoria avanzate dalle associazioni ambientaliste per incendi e siccità.
Ecco il comunicato:
"Forti del rapporto di reciproca fiducia e collaborazione costruito durante gli anni, come rappresentanti del mondo venatorio e agricolo regionale ci sentiamo in diritto e in dovere di intervenire in merito alle recenti uscite, pubblicate a mezzo stampa, da parte di alcune sedicenti associazioni ambientaliste che, a fronte della siccità e dei numerosi incendi che hanno purtroppo interessato la nostra regione, non hanno trovato altro da fare che chiedere strumentalmente la chiusura della caccia.
Sull’argomento le scriventi associazioni venatorie intendono puntualizzare quanto segue:
- La piaga degli incendi boschivi danneggia in maniera grave l’intera comunità, privandola di ettari ed ettari di territorio agro-silvo-pastorale sia in aree protette sia in zone adibite a caccia programmata, degradandole dal punto di vista paesaggistico e sotto il profilo della biodiversità;
- Per tutti questi incendi, che nella stragrande maggioranza dei casi sono dolosi, non si trovano quasi mai dei responsabili da punire in maniera esemplare, con la reclusione fino a 15 anni nei casi più gravi come previsto dall’articolo 423 bis del nostro codice penale;
- Le scriventi associazioni, molte delle quali sono già attive nell’ambito della Protezione Civile con particolare riferimento ai servizi volontari di pattugliamento antincendio, si dicono sin da ora disponibili per dar vita ad un pool di presidio del territorio regionale, anche in collaborazione con altre associazioni non venatorie, volto a prevenire gli incendi e a segnalare tempestivamente i focolai alle competenti autorità;
- Riguardo l’attività venatoria in condizioni di siccità per la fauna selvatica, c’è da rilevare come – per fortuna – a distanza di oltre un mese dall’apertura della stagione siano finalmente cominciate le precipitazioni e, pertanto, il problema di approvvigionamento idrico della fauna selvatica sia un discorso assolutamente relativo e da monitorare progressivamente. Ad ogni buon conto, la fauna selvatica da penna è in grado di procurarsi da bere in maniera molto semplice, compiendo di volo gli spostamenti necessari per abbeverarsi, mentre per quanto riguarda i mammiferi la caccia alla lepre comincerà dopo la metà del mese di settembre, a fronte della stagione del cinghiale che prenderà il via ancora più avanti;
- Infine, in riferimento alle aree percorse da incendi, le scriventi associazioni ricordano che la materia in questione è già adeguatamente normata dalla legge italiana, che giustamente protegge i soprassuoli delle zone interessate con il comma 1 dell’articolo 10 della legge 280/2000, la cosiddetta “legge-quadro in materia di incendi boschivi”. Tale comma recita testualmente che “Sono altresì vietati per dieci anni, limitatamente ai soprassuoli delle zone boscate percorsi dal fuoco, il pascolo e la caccia”. A tal proposito, anche la legge regionale 17/95 prevede divieti di caccia nelle aree verdi percorse da incendi.
Alla luce di quanto sopra, non si comprendono le ragioni delle richieste esternate di recente dalle sedicenti associazioni ambientaliste di cui sopra, che evidentemente preferiscono tentare di precludere una concessione, quella di caccia, riservata a cittadini incensurati e abilitati al maneggio delle armi, piuttosto che affrontare seriamente il problema degli incendi nel nostro territorio agro-silvo-pastorale, scenari di devastazione sul cui sfondo spesso si stagliano le ombre della speculazione edilizia.
Fiduciosi che il buonsenso prevalga sulla sterile polemica e propaganda priva di fondamenti scientifici e programmatici, restiamo a Vostra disposizione per un eventuale incontro sulla materia".