Dopo la sentenza della Corte costituzionale che di fatto impedisce il coinvolgimento dei cacciatori nelle battute di contenimento, ora la Regione tenta di correre ai ripari, vista la situazione sempre più emergenziale, dovuta ai troppi cinghiali che devastano coltivazioni e invadono strade, mettendo a rischio la pubblica incolumità.
Le guardie pubbliche però sono poche e da qualche mese mancherebbero le attrezzature per mandarle in “missione”: divise, mostrine, tesserini, stemmi e registri per le uscite. Occorre tutto nuovo, visto che, per effetto del passaggio di competenze, passano da provinciali a regionali. “Non neghiamo le difficoltà, ma divise e mostrine delle guardie ex provinciali stanno per arrivare e i tesserini sono stati stampati” ha dichiarato in questi giorni l'Assessore regionale Stefano Mai.
“Mi auguro che nel giro di tre settimane, al massimo un mese, le sette guardie ex provinciali imperiesi potranno essere operative al 100 per cento” dichiara su Il Secolo XIX l’assessore Mai, evidenziando che “nel passaggio di competenze tra Provincia e Regione ci sono state difficoltà burocratiche legate alla presa in carico delle auto, delle ore dei turni fuori ufficio, delle armi”.
A Genova intanto, ha fatto sapere Mai, si sta valutando di affiancare i vigili urbani (quelli in possesso dei titoli adatti) alle guardie abilitate. Il caos è evidente. Si giustifica l'assessore: “noi avevamo approvato una legge che funzionava. Ora stiamo lavorando con le altre Regioni, in particolare la Toscana, per convincere il governo a modificare la normativa”.
Intanto negli scorsi giorni è arrivata la sentenza del Tar che, in accoglimento del ricorso dell'associazione Vittime della Caccia, ha annullato l'ordinanza comunale di Cervo, un comune della provincia di Imperia, che come molti altri liguri ha predisposto il contenimento dei cinghiali. L'annullamento si deve a un difetto di motivazione: il sindaco non avrebbe dimostrato l’impossibilità di utilizzare gli strumenti tipici normalmente previsti dall’ordinamento giuridico (segnatamente, gli artt. 34 e 35 36 della legge regionale n. 29\94) per fronteggiare l’emergenza.