“Per me la caccia è uno stile di vita che pratico con autentica passione, trasmessa dal nonno materno. È bastato che da bambino andassi una sola volta con lui perché ne rimanessi conquistato”. Lo dice Raffaele Canzanella, fabbro di professione con l'hobby del calcio e dalla palestra. Appassionato alla vagante con il cane da ferma, approfitta di questo spazio per segnalare alcune criticità che rendono difficile la vita ai cacciatori cinofili nella sua zona.
“Mi impegnerei volentieri in qualche progetto di riqualificazione ambientale come volontario, ma purtroppo c'è poca sensibilità su questi argomenti. Le poche iniziative il più delle volte sono solo abbozzate. - evidenzia - Ad esempio non sono istituite zone per l'addestramento cani, l'inserimento e/o il reintegro viene effettuato con selvatici di allevamento che spesso vengono inseriti senza criterio, in zone senza acqua e senza colture, senza un iniziale monitoraggio per cui la maggior parte di essi finisce presto preda di volpi o di rapaci. Mancano infine piani per il miglioramento ambientale e una corretta gestione delle colture a perdere”.
Ci racconta poi un'esperienza di caccia che ricorda con gioia, una grande azione del proprio cane su una beccaccia. “Premetto che ho due cani molto giovani, di 3 e 2 anni. Una mattina di gennaio con la voglia di insegnare loro l'azione nel bosco, mi recai a caccia. Ad un certo punto mentre eravamo sul posto, vidi il cane alzare la testa e annusare nell'aria. S'infilo' poi in un punto molto folto sfuggendo alla mia vista. Passarono una decina di minuti senza che io lo sentissi, quando molto in lontananza udii il beeper che segnalava la ferma. Cominciai a correre verso di lui ed arrivai ad un centinaio di metri. Non riuscivo più ad avanzare poiché era un punto molto sporco, impercorribile. Dopo un po' il cane rompe la ferma e come una furia mi passa vicino, facendomi capire che la beccaccia era lì, ma io non riuscii a vederla. Riuscii allora a farlo rientrare deluso dalla mancata conclusione dell'azione. Ci incamminammo di nuovo per la stessa costa di bosco. Ad un certo punto di nuovo il cane alzò la testa ed entrò in quel costone molto stretto e ad una cinquantina di metri si mise in ferma. Stavolta riuscii ad entrare anche io e ad arrivare sul cane. La beccaccia frullò; un tiro molto facile ma lo sbagliai clamorosamente preso dall'emozione per quella splendida azione del cane. Me ne andai a mani vuote ma con il cuore carico delle emozioni che il cane e il reale folletto mi avevano regalato."
"Questa è la caccia per me: passione, divertimento ed emozioni. La caccia può essere anche salvaguardia dell'ambiente se anche tutti noi cacciatori fossimo più educati e ci impegnassimo di più affinché le cose possano funzionare meglio ed essere durature nel tempo " conclude Raffaele.