Riceviamo e pubblichiamo:
Da cacciatore lombardo ho dovuto, purtroppo, sperimentare negli anni una serie di apparentemente incomprensibili limitazioni all’esercizio venatorio che, assolutamente, non erano e non sono previste da nessuna legge nazionale o regionale.
Queste limitazioni sono state introdotte prima dai calendari integrativi provinciali e poi con il ritorno delle deleghe provinciali alla Regione, dalle disposizioni regionali diversificate per UTR.
La assai ampia gamma in cui si articolano tali restrizioni è riconducibile a due aspetti principali: all’imposizione di giornate settimanali fisse di caccia in luogo delle tre a scelta previste a livello regionale e all’imposizione del divieto totale, o di limitazioni, alla caccia vagante con o senza l’uso del cane da ferma e da riporto oltre una certa data, ben in anticipo rispetto a quella del 31 gennaio prevista dalle legge e dal calendario venatorio regionale.
Secondo i sostenitori di tali “norme” i tre giorni fissi in luogo dei tre a scelta consentiti dalla legge dovrebbero servire ad impedire di andare a caccia cinque giorni alla settimana, mentre il divieto o le limitazioni alla caccia vagante con l’uso del cane da ferma o da riporto dovrebbero, invece, servire a garantire l’incolumità alle lepri liberate per il ripopolamento.
Io non sono assolutamente d’accordo e a mio avviso i comportamenti scorretti, quando ci sono, devono essere individuati e puniti severamente senza pregiudicare i diritti di tutti coloro – e sono la stragrande maggioranza – che vanno a caccia rispettando le regole di legge.
Purtroppo, molto spesso, queste limitazioni assurde non nascono da chi è storicamente contrario alla caccia, ma addirittura da alcuni cacciatori che non guardano alle esigenze ed ai diritti più generali della categoria cui appartengono. Cacciatori contro altri cacciatori, solo per stupide paure e per altrettanto stupido egoismo, mentre i veri “anticaccia” se la ridono e ci lasciano “lavorare” al loro posto!
Questa assurdità dei giorni fissi qualcuno ha tentato – quasi riuscendoci – di infilarla anche nell’addestramento e allenamento cani.
Infatti una recente modifica della l.r. della Lombardia n. 26/1993 ha interessato anche l’art. 40, comma 12 per fargli così sancire: “12. La Regione e la provincia di Sondrio per il relativo territorio disciplinano l’allenamento e l’addestramento dei cani nei trenta giorni antecedenti l’apertura della caccia e non oltre il giorno 8 dicembre, per tre giornate settimanali, con eccezione del martedì e del venerdì e della zona di maggior tutela della zona Alpi. Durante la stagione venatoria l’allenamento e l’addestramento dei cani sono consentiti previa annotazione della giornata sul tesserino venatorio. Tali attività sono sempre vietate nelle aree interessate da produzioni agricole di cui all’articolo 37, comma 8, anche se prive di tabellazione.”.
Come ANUUMigratoristi della Lombardia ci siamo sempre dichiarati contrari a questa modifica e ne abbiamo poi chiesto l’abrogazione per ripristinare l’originario stato di cose, così come torneremo sempre a riproporre le azioni giuridiche e tecniche necessarie a garantire a tutti i cacciatori lombardi una corretta e lineare applicazione delle norme relative ai tempi, ai modi e alle specie cacciabili, per assicurare pari opportunità, dignità e considerazione a tutte le forme di caccia attualmente consentite che devono essere difese e sostenute senza alcuna discriminazione.
Fortunatamente la Regione pare abbia voluto ascoltarci e sembrerebbe che nell’ultima seduta del consiglio regionale del 1/8/2017 nella legge n 22 “Assestamento di bilancio” siano stati introdotti correttivi che abrogano le modifiche criticate e ripristinano le norme iniziali in materia di addestramento e allenamento cani che restano ora riprese dalla legge regionale sul calendario venatorio.
Mi chiedo ora alcune cose:
1) Ma che senso avrebbe avuto togliere la possibilità, nei 30 giorni prima dell’apertura, di fare almeno un giretto mattutino o serale con i nostri cani scegliendo liberamente quando uscire tra i cinque giorni utili della settimana, quindi tranne solo il martedì e il venerdì?
2) Ma che senso avrebbe avuto proibire l’addestramento nella zona di maggior tutela della zona Alpi?
3) La Regione come avrebbe disciplinato questa assurda novità? Avrebbe messo dei giorni fissi per tutti, che so io, il mercoledì, il sabato e la domenica? Chi mai avrebbe controllato tutta questa nuova e inutile burocrazia?
4) Ma che senso avrebbe avuto parlare di addestramento cani senza fucile sino al giorno 8 dicembre, con l’obbligo di segnare sul tesserino la giornata come fosse una giornata di caccia? E se uno fosse uscito senza fucile e avesse marcato la giornata quante giornate di caccia gli sarebbero restate? Due sole perché le giornate sono massimo tre a scelta?
5) Ma dopo il giorno 8 dicembre (fatidica data di chiusura della caccia alla lepre) cosa sarebbe successo? Non si sarebbe più potuto uscire ad addestrare i cani senza fucile, quando giustamente e grazie a Dio in alcuni ATC si potrà ancora (e si deve poter continuare) a uscire con i cani e con il fucile alla ricerca degli altri selvatici ancora cacciabili sino al 31 gennaio? Ma che senso avrebbe avuto tutto questo?
Come dice Vasco Rossi “Vorrei dare un senso a queste cose, ma queste cose un senso non ce l’hanno”.
Fortuna che l’hanno capito anche in Regione.
Marco Castellani
Socio ANUUMigratoristi Lombardia/Presidente nazionale