Ha scelto la data fatidica dell'apertura della caccia la Brambilla per inaugurare la campagna elettorale del Movimento animalista. Un calderone che mira a riunire sotto un solo simbolo tutti gli animalisti italiani, compresi i pluri riciclati da passate esperienze fallimentari. E che certo non sembra, almeno per ora, disdegnare quanti non si fanno problemi a infrangere la legge per portare avanti la propria causa.
Almeno questo è quello che emerge dal tenore di alcune interviste che si possono trovare sul web. “Noi del Fronte Animalista siamo sui campi contro i cacciatori” dice un attivista vestito di nero, che ai microfoni del Fatto Quotidiano.it ammette di essere a favore di chi commette i reati per salvaguardare i diritti degli animali ma di non disdegnare allo stesso tempo anche di chi prova a entrare in Parlamento sempre con lo stesso obiettivo. “E’ un po’ come l’Eta – dichiara - che aveva il braccio armato ma anche il braccio politico, quindi è una sinergia”. Dichiarazioni gravi da cui speriamo almeno che il movimento prenda presto le distanze.
In generale dalle immagini risulta chiaro il numero esiguo dei partecipanti, che probabilmente sono poco di più di quei delegati (250) che avranno un ruolo nella gestione del movimento. Nello stile prettamente berlusconiano gli striscioni freschi di tipografia (tutti uguali, a parte la provincia o Regione di riferimento) ricordano le gite pre elettorali con i pullman da tutta Italia carichi di pensionati in gita. In realtà a parte l'appoggio morale, pare che il cavaliere non abbia sborsato nemmeno un euro. E' quanto sostiene la Brambilla, incalzata dai giornalisti sul ruolo del Presidente. "Non ci ha dato niente nessuno, purtroppo noi siamo completamente al verde" ha detto. Mentre appartenenti allo staff dichiarano l'esatto contrario, così come evidenziato ancora dal Fatto Quotidiano che pubblica alcune dichiarazioni video. “Lui è il socio fondatore che mette i soldi, non poteva fare una cosa migliore” dichiara per esempio uno di loro.
La giornata si è aperta con la direzione nazionale del partito al teatro Dal Verme di Milano, con una platea poche decine di animalisti. La Brambilla a loro ha annunciato la presentazione del simbolo del suo movimento in tutte le competizioni elettorali ed è partita con un obbiettivo su tutti: limitare la caccia.
"Deve finire – ha dichiarato l'ex ministra - ci metteremo tanto, forse ci vorrà un referendum, ma in ogni caso bisogna ridurre questa benedetta caccia. Noi abbiamo diritto a passeggiare per i boschi senza che ci sparino. Riduciamola due giorni alla settimana, e rendiamo obbligatoria una visita di idoneità, perché questi cacciatori sono anziani, gli trema la mano: visitiamoli, vediamo in che stato sono". E ancora: "Alziamo la tassazione per il possesso delle licenze, ma soprattutto togliamo i fondi che il ministero elargisce ogni anno alle associazioni di cacciatori. Perché a loro i soldi e a noi no? Sto parlando di milioni”.
Sa benissimo l'ex ministro che i cacciatori sono già sottoposti a verifiche istituzionali mediche e comportamentali che ne garantiscono l'idoneità. Appare quindi estremamente grave ed offensiva l'invettiva lanciata dal palco. Come grave è affermare pubblicamente che agli animalisti lo Stato non elargisca fondi. Il realtà le varie ong animaliste che osteggiano la caccia sono finanziate proprio dalle attività dei cacciatori, visto che una parte delle tasse che pagano, per legge, vengono redistribuite alle organizzazioni di cui sopra, purché siano inserite nell'elenco di associazioni riconosciute dal Ministero dell'Ambiente. Ai cacciatori, anzi, alle loro associazioni, torna solo una minima parte, che spesso e volentieri è utilizzata per inizitive di riqualificazione ambientale o per iniziative socialmente utili.