Ancora mantenuto il divieto di utilizzo dei richiami vivi per gli acquatici. L’Ufficio avifauna migratoria FIdC e l’ACMA sollecitano il Ministero della Salute
I numerosi casi d’influenza aviaria registrati in estate hanno indotto il Ministero della Salute a mantenere il divieto di utilizzo, sebbene con alcune difficoltà interpretative, dei richiami vivi degli ordini degli Anseriformi e Caradriiformi.
L’Ufficio Avifauna Migratoria FIdC e l’ACMA ritengono ormai del tutto eccessivo questo divieto, sia per l’apparente immotivata estensione a tutto il territorio nazionale (oggetto di una delle richieste di chiarimento), sia per l’evidenza che la trasmissione del virus è avvenuta in periodo di totale non utilizzo dei richiami e a caccia chiusa.
La vicina Francia, colpita l’anno scorso da un numero altissimo di casi in uccelli selvatici (mentre in Italia furono solo 3), ha già da tempo ripristinato la deroga che consente l’utilizzo.
L’argomentazione proposta dall’Ufficio avifauna e da ACMA, cioè che non sono i richiami i responsabili della diffusione del virus, appare ancora più confermata: non vi è alcun dubbio che i casi negli allevamenti intensivi siano da attribuirsi a scarsa applicazione delle misure di biosicurezza, previste da tempo dalle stesse circolari del Ministero.
Ancora più incomprensibile è che il divieto stato imposto (salvo chiarimento richiesto) in tutta Italia, proprio quando sono state identificate le “zone ad alto rischio”, e questo significa che vi sono intere regioni e aree macroregionali del tutto escluse, ma nelle quali il cacciatore di acquatici è ugualmente penalizzato.
Abbiamo inoltre trovato conferma che in Italia non è stato attuato il monitoraggio sugli uccelli selvatici, richiesto dall’Unione Europea, che potrebbe accompagnare la deroga che consente l’uso dei richiami, con i cacciatori pronti a contribuire al progetto.
Insomma troppe evidenze che dimostrano un’interpretazione molto restrittiva per i cacciatori da parte del Ministero, quando l’Europa permetterebbe la riapertura, sempre con le condizioni di sicurezza cui da anni i cacciatori italiani sono abituati: anelli, registri, dichiarazioni di detenzione e utilizzo e altro ancora.
Per questi motivi l’Ufficio avifauna migratoria e l’ACMA hanno inviato una lettera al Ministero (che alleghiamo) e richiesto un incontro urgente presso l’Istituto Zooprofilattico delle Venezie.
Speriamo di dare nuove positive informazioni a breve.
Ufficio avifauna migratoria FIdC - ACMA