Il Consiglio dei Ministri del 15 settembre ha impugnato la legge regionale della Lombardia n. 19 del 17 luglio “Gestione faunistico-venatoria del cinghiale e recupero degli ungulati feriti”, in quanto - si legge nel comunicato del CdM - alcune norme in materia di prelievo venatorio violano la competenza esclusiva dello Stato in materia di tutela dell’ambiente.
"La disposizione di legge - scrive il CdM - consente, implicitamente, ma del tutto chiaramente, la caccia nei territori dei Parchi nazionali", "invade un ambito che la normativa statale in materia di aree protette affida in via esclusiva al regolamento del Parco". Il Governo ha censurato in particolare la parte in cui si prevede la definizione di modalità di gestione del cinghiale sull'intero territorio regionale e quindi anche nei Parchi. Per le aree protette per altro la legge prevede la definizione di densità obiettivo definite d'intesa con gli enti gestori. Nella parte in cui si applica nelle aree protette la norma dunque secondo il Consiglio dei Ministri contrasta palesemente con la legge 394/91.
Commenta l'Assessore regionale lombardo Gianni Fava: “corre l’obbligo di dichiarare che ancora una volta il governo sceglie di coprirsi di ridicolo, arrecando gravi disagi ai cittadini e agli agricoltori facendosi scudo di un centralismo patetico, antistorico, figlio della più farraginosa burocrazia borbonica”.
Fava aggiunge: “Ancora una volta succede, come per le nutrie, che il governo si opponga alle soluzioni individuate da Regione Lombardia”. “Ora – conclude Fava – i fanatici di questo governo imbalsamato abbiano il coraggio di spiegare ai cittadini come intendono contenere le popolazioni di cinghiali e ungulati presenti allo stato selvatico e come pensano di salvaguardare le colture agricole e la biodiversità e, ancora, quali illuminati piani hanno per tutelare l’incolumità delle persone e la sicurezza dei trasporti”.
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