Solo ora, dopo le ripetute richieste (dal primo agosto), l'assessore regionale Dino Pepe ha tenuto un'audizione nella competente commissione sulla situazione del calendario venatorio. Lo dicono i consiglieri regionali Febbo e Sospiri, ritenendo tardiva e vergognosa la presenza dell'assessore.
“Come abbiamo già denunciato - sottolineano Febbo e Sospiri - il calendario venatorio 2017 - 2018 umilia i circa 15mila cacciatori abruzzesi, ingiustamente penalizzati rispetto a quelli delle regioni limitrofe, prevedendo insensate e punitive limitazioni temporali dell’esercizio venatorio, con aperture notevolmente ritardate e chiusure anticipate rispetto alle leggi vigenti in materia, causando pesanti ricadute anche sull’economia regionale e soprattutto al mondo agricolo. Si continuano a proteggere specie dannose per le colture agricole, come la Gazza e la Cornacchia Grigia, provocando gravi danni alle produzioni vitivinicole ed olearie, fiore all’occhiello della nostra Regione”.
“La Direzione Regionale e l’Assessorato – spiegano Sospiri e Febbo – hanno infatti completamente rinunciato ad esercitare il potere discrezionale che consentiva scelte confortate da copiosi dati scientifici raccolti negli anni precedenti, grazie al lavoro svolto dagli Ambiti Territoriali di Caccia in collaborazione con la Regione, e limitandosi a redigere calendario che scippa quasi due mesi di attività agli abruzzesi, evidentemente ritenuti cacciatori di serie “B” rispetto ai colleghi delle Regioni confinanti. Disattendendo, inoltre, quelle che sono da sempre le indicazioni delle Associazioni Venatorie ed Agricole”.
“Infatti sarebbe bastato riprendere l’ultimo calendario, approvato con il Governo Chiodi e il sottoscritto era assessore – rimarca Febbo – che, se pur perfettibile, non ha mostrato criticità e ha garantito un corretto equilibrio tra le esigenze di tutela della fauna ed il proficuo esercizio venatorio. Chiaramente sia l’assessore Pepe sia il direttore Di Paolo sono stati riconvocati in Commissione Vigilanza per mercoledì 11 ottobre al fine di affrontare le problematiche dei Centri di ricerca e Ara, una loro ulteriore assenza provocherà azioni politiche, amministrative e giudiziarie”.
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