Ci penseranno i cacciatori abilitati ad abbattere i troppi cinghiali che stanno devastando le coltivazioni della rinomata lenticchia di Santo Stefano all'interno del Parco Gran Sasso - Laga. Lo rende noto il quotidiano Il Centro facendo riferimento al provvedimento appena emanato dall'ente parco che autorizza l’abbattimento selettivo dei cinghiali nella zona di Santo Stefano di Sessanio. Le procedure infatti prevedono che gli abbattimenti selettivi vengano gestiti dal Parco in sinergia con la Provincia, che mette a disposizione cacciatori abilitati. Un provvedimento fortemente richiesto dai produttori della rinomata lenticchia di Santo Stefano, le cui coltivazioni continuano a essere devastate dagli ungulati, ed attuato grazie alle prese di posizione della Coldiretti e di Slow Food. Il Parco aveva già attuato piani di cattura ma la situazione pare essere sfuggita di mano. A Santo Stefano sono stati avvistati almeno 3 o 4 branchi di 25 capi ciascuno, serviva quindi un atto urgente.
Durante l'anno in corso il presidente dell’Associazione produttori lenticchia di Santo Stefano Ettore Ciarrocca ha denunciato una perdita del 50% della produzione: le coltivazioni sono state distrutte dal passaggio di centinaia di cinghiali, che si sono riversati sul territorio del borgo mediceo in cerca di pozze d’acqua, arrivando anche a cambiare le proprie abitudini alimentari e a mangiare le piante del prezioso legume, eccellenza nel mondo e presidio Slow Food.
"Ho potuto assistere, su invito del presidente Tommaso Navarra - spiega Ciarrocca - alla riunione del consiglio direttivo del Parco, in cui si è affrontata l’emergenza cinghiali. In quella sede, è stato verbalizzato l’atto con cui l’ente si impegna a procedere con l’abbattimento selettivo degli animali. Un atto le cui linee direttive erano già state emanate da un anno e mezzo, visto che il problema non è nuovo. Ma finora erano rimaste disattese. Ora c’è l’impegno, sancito dal direttore del Parco Domenico Nicoletti, a far partire gli interventi già nel mese di ottobre".