“Bisogna costringere i Parchi ad attuare dei piani di abbattimento all'interno delle zone dove l'attività venatoria e il selecontrollo sono preclusi, solo così possiamo sperare di arginare la proliferazione incontrollata dei cinghiali”.
E' quanto dichiarato pubblicamente dall'Assessore regionale alla caccia in Abruzzo, Dino Pepe in un recente incontro sul tema dei danni causati dagli ungulati intitolato Cinghiali: da problema a risorsa, organizzato dal gruppo politico locale Il cambiamento. A riportarne le dichiarazioni è Francesco Bottone, giornalista de il quotidiano Ecoaltomolise.net, che ha moderato gli interventi.
“Abbiamo messo in campo, in poco meno di un anno e recuperando decenni di inattività, tutti gli strumenti che la legge ci consente di attuare per arginare il numero di cinghiali – ha ribadito Pepe -. La caccia di selezione aperta tutto l'anno, anche sulla neve, il selecontrollo gestito egregiamente, qui nel Chietino e nel Vastese, dalla Polizia provinciale, e la braccata per il periodo consentito dalla legge. Gli abbattimenti sono in numero crescente e sono sicuro che con la collaborazione dei cacciaotri si potrà fare ancora meglio. Abbiamo reso gratuito l'esame trichinoscopico, stiamo riscrivendo il piano faunistico che prevede la riapertura alla caccia di vaste zone ora precluse all'attività venatoria. Stiamo inoltre attivando la filiera delle carni selvatiche". Durante il dibattito è infatti stato ricordato che Con apposito bando del Psr Abruzzo 2014/2020, che a breve sarà emanato, la Regione Abruzzo ha stanziato a questo ultimo scopo 400 mila euro.
Ph Francesco Bottone
"Tutti strumenti ordinari - continua Pepe - che avranno un impatto sul numero di cinghiali. Ma abbiamo chiesto, insieme a colleghi assessori di altre Regioni, che il Governo centrale ci dia degli strumenti straordinari per far fronte al problema. In attesa di questi provvedimenti, ad esempio l'ampliamento del periodo di caccia in braccata, dobbiamo pretendere, come Regione, che si attuino dei piani di prelievo in quelle zone dove oggi non è possibile nessuna attività di prelievo venatorio e dove quindi i cinghiali sono indisturbati. E sto parlando dei Parchi, delle riserve naturali come Punta Aderci, l'oasi di Serranella, la lecceta di Torino di Sangro e il bosco di Don Venanzio. Solo così, grazie alla collaborazione dei cacciatori, dei selecontrollori e degli Atc, potremo essere incisivi, nel medio termine, rispetto all'emergenza cinghiali. Un problema non solo venatorio, ma ormai divenuto sociale e di pubblica sicurezza”.