La Terza Commissione del consiglio provinciale di Trento ha approvato il disegno di legge 183 proposto da Giovanazzi (AT), Fasanelli (Gruppo misto) e Tonina (Upt) per integrare e modificare la legge provinciale sulla caccia allo scopo di limitare l'espansione dei cinghiali nel Trentino.
Lo scopo del ddl è difendere l'agricoltura di montagna e il territorio dalle incursioni del cinghiale. Determinanti per il via libera al disegno di legge per la caccia al cinghiale sono stati, oltre ai tre consiglieri di minoranza favorevoli – con Giovanazzi si sono schierati anche Walter Kaswalder (presente per il Gruppo misto al posto del secondo firmatario Massimo Fasanelli) e Claudio Civettini di Civica Trentina –, i due voti di astensione di Mario Tonina e di Donata Borgonovo Re (Pd). Contro il ddl hanno votato, quindi, solo Lorenzo Ossanna (Patt) e Alessio Manica (Pd).
Nella discussione il primo firmatario Nerio Giovanazzi (Amministrare il Trentino) ha preso atto del "no" della Giunta al ddl, ricordando di aver presentato questa proposta non a vantaggio dei cacciatori ma per le "forti pressioni ricevute dagli agricoltori", perché i cinghiali danneggiano gravemente i territori di montagna e quindi anche le loro attività produttive. "Se non si permetterà ai cacciatori di abbattere i cinghiali nel corso della stagione venatoria – ha sottolineato il consigliere – sarà impossibile contenerne il radicamento".
Nel ribadire l'opposizione della Giunta al testo, da lui già comunicata a Giovanazzi, l’assessore Dallapiccola ha tuttavia "aperto" alla possibilità di individuare una soluzione al problema perché, ha spiegato, la proposta del consigliere è "interessante", anche se con uno strumento diverso dal disegno di legge. Per questo, ha detto, "abbiamo cercato di capire con una verifica se esistono spazi per accoglierne lo stimolo". Spazi, ha proseguito, individuati nella possibilità che il Comitato faunistico provinciale avrebbe, di permettere con un'apposita delibera l'abbattimento dei cinghiali durante le sessioni di caccia agli ungulati. Dallapiccola ha promesso di farsi carico della richiesta all'interno dell'organismo. E ha perciò precisato che il rigetto del provvedimento è dovuto dalla volontà del ddl di modificare la legge provinciale sulla caccia, mentre l'obiettivo condivisibile del testo – dal momento che "il problema cinghiale effettivamente esiste – si può perseguire attivando un mix delle migliori pratiche amministrative e gestionali in questo campo, per ampliare le opportunità di abbattimento".
Più in particolare, rispondendo a una richiesta di chiarimento rivolta all'assessore da Donata Borgonovo Re (Pd), Maurizio Zanin, del Servizio fauna e foreste, ha ricordato che dal punto di vista venatorio il territorio provinciale è diviso in due aree: di controllo e di eradicazione. In quelle di controllo, in cui si trova il cinghiale, i cacciatori possono avvalersi di tutti i mezzi per l’abbattimento nel periodo della caccia agli ungulati, derogando alle norme previste dalla legge sull’attività venatoria, escluso il veleno. Nelle altre aree è consentito invece solo l’intervento del personale di vigilanza.