“Il fatto non sussiste”: ad Arezzo sono andati tutti assolti gli imputati dell’inchiesta sui “fagiani d’oro” che aveva coinvolto i vertici del vecchio ATC 3 aretino, a partire dal presidente Giorgio Kiatowiatovski, il segretario generale della provincia Gabriele Chianucci e il titolare della ditta fornitrice. Caduta l’accusa di aver pilotato una gara d’appalto per la fornitura di fagiani, la Procura incassa una seconda sconfitta, dopo quella sui compensi ai presidenti ATC, su cui si era espressa anche la Cassazione confermando il non luogo a procedere.
Un esito che premia chi ritiene che si debbano attendere le sentenze e dovrebbe insegnare qualcosa a chi ha pensato che, la semplice apertura di una indagine, fosse l’occasione giusta per gettare discredito sul lavoro degli ATC che in Toscana hanno espresso punte di eccellenza nazionale.
La calunnia è un venticello, si sa e chi mesta nel torbido conta sul fatto che alla fine, nella mente dei cittadini, restino le giornalate dai titoli roboanti, le accuse ripetute negli incontri e nelle riunioni da qualche dirigente di associazioni venatorie convinte di guadagnare così qualche tessera. Non ci attendiamo che costoro facciano ammenda ma contiamo che i cacciatori ed i cittadini, grazie anche a questa esemplare vicenda, possano meglio riconoscere imbonitori e cattivi profeti che purtroppo ancora popolano il mondo venatorio e in qualche caso, ahimè, anche le istituzioni.
Un monito a chi, a processo ancora in corso, ha pensato di utilizzare questi fatti per uso di bottega. (Confederazione Cacciatori Toscani)